Medici Arrestati all’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno. I carabinieri hanno effettuato 4 provvedimenti cautelari nell’ambito di una inchiesta avviata nel 2015 in seguito ad una denuncia effettuata dai parenti di una paziente sottoposta ad intervento chirurgico e poi deceduta. Si tratterebbe di un giro di mazzette e illecite liste d’attesa nell’ambito del reparto di neurochirurgia di Salerno.
Interessati ai provvedimenti cautelativi oltre al primario di Neurochirurgia Luciano Brigante anche il famoso neurochirurgo Fukushima, famoso anche alla cronaca per una sua presunta visita medica a Papa Francesco, in un secondo momento smentita dallo stesso Vaticano.
Medici arrestati all’ospedale di Salerno: soldi per modificare le liste di attesa
Gli arresti emessi dal gip di Salerno a carico dei medici dell’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno sono in merito a reati di concussione. I medici avrebbero operato i loro pazienti, in regime di intramoenia solo apparentemente, intervenendo in maniera illecita alle normali procedure di attesa e programmazione degli interventi.
Venivano infatti, in cambio di soldi, modificate le normali liste di attesa. Secondo le indagini del pm, il primario del reparto di Neurochirurgia Luciano Brigante, utilizzava impropriamente la struttura ospedaliera di Salerno come se fosse una clinica privata. Venivano eseguiti, in particolar modo, interventi su malati, con aspettativa di vita molto breve, che non potevano aspettare i lunghi tempi di attesa delle liste. Nell’accordo monetario con il paziente era inoltre previsto il vantaggio di essere operato direttamente dal primario o da nomi di medici prestigiosi, come quello di Fukushima, ritenuto un luminare del campo oncologico e titolare a Pisa del Brain Institute di San Rossore.
Nove i casi accertati dalla Procura di mazzette di denaro
Le indagini all’Ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno sono state avviate nel mese di maggio 2015, in seguito alla denuncia fatta ai carabinieri, dopo un caso di una paziente sottoposta ad intervento chirurgico alla testa e poi dopo poco deceduta.
L’operazione chirurgica era stata preceduta, in base alla dichiarazione dei parenti, dalla richiesta da parte del personale medico incriminato, di denaro per ridurre i tempi della lista d’attesa. Le somme richieste oscillavano da 1500 fino a 60mila euro e tra le patologie dei pazienti operati c’erano, in particolar modo, casi di neoplasie cerebrali con metastasi e gravi problemi in ambito spinale. Oltre al primario di Neurochirurgia Luciano Brigante e il professore Fukushima è stato coinvolto nell’inchiesta anche il suo allievo, Gaetano Liberti e la caposala del reparto di Neurochirurgia del Ruggi Annarita Iannicelli.