Anticipando le normative europee sulle etichette la Coop ha reso disponibile un servizio gratuito che permette di verificare le origini dei prodotti che tutti i giorni mettiamo nelle nostre tavole. Provare per credere, basta infatti un comune smartphone tramite il quale scaricare l'applicazione diffusa dalla Coop che si chiama appunto "Coop Origini".

Una volta scaricata l'applicazione sul proprio cellulare basta digitare il numero del codice a barre e automaticamente verrà mostrato un elenco che indica dove vengono presi i prodotti necessari per fare un dato alimento.

Fin qui tanto di cappello per l'iniziativa e per un servizio che finalmente cerca di offrire più trasparenza su cosa mangiamo. Il problema arriva quando proviamo effettivamente a constatare la provenienza di certi prodotti a marchio Coop. Se andiamo a digitare il codice a barre per esempio del succo di Pompelmo scopriamo infatti che proviene da Cuba.

Se proviamo ad inserire il codice delle farfalle Coop scopriamo invece che vengono prodotte in Italia, Australia, Canada, Francia e Stati Uniti. Le gustose sottilette di formaggio fuso provengono invece dal Regno Unito mentre una tisana a base di finocchio, liquirizia e melissa che sicuramente le nostre mamme amano tanto, ha come Paese di provenienza del finocchio l'Egitto, della liquirizia la Spagna e della melissa il Messico, e ciliegina sulla torta viene fabbricata in India.

Sicuramente una triste verità scoprire che la "Coop sei tu" in realtà dovrebbe chiamarsi la "Coop è il mondo intero"! Occorre però fare delle precisazioni utili per comprendere meglio certe scelte, nonostante possa essere dolorosa, la realtà dice che per molti prodotti non siamo autosufficienti come produzione e che quindi abbiamo necessariamente bisogno delle importazioni.

Dati alla mano solo il 38% del grano tenero di cui avremmo bisogno viene prodotto nel nostro Paese, per quanto riguarda il grano duro siamo invece ad un 65%, per le carni bovine invece si parla di una produzione interna del 76% infine per il latte di un misero 44%. Gli unici prodotti che attraverso la produzione interna ci permettono di essere autosufficienti sono i pomodori, il pollo e la frutta secca.

Per comprendere meglio i motivi di questa situazione basta pensare che dal 1970 ad oggi gli ettari di terra coltivati si sono ridotti di un terzo passando dai 19 milioni ai 12 attuali, mentre parallelamente è aumentata del 10% la popolazione.