L’armamentario terapeutico utile al contrasto della fragilità ossea in fase post-menopausa, si arricchisce di un nuovo presidio. Si tratta di una proteina, un analogo del peptide correlato all’ormone paratiroideo (PTHrP). Negli studi clinici, abaloparatide ha ridotto dell’86% il rischio di fratture vertebrali e non vertebrali e aumentato la densità minerale ossea in donne in post-menopausa, indipendente dalle condizioni delle pazienti.
Inoltre è risultato meglio tollerato rispetto ad un altro farmaco della stessa classe, il teriparatide.
Disponibile da giugno negli Stati Uniti
L’approvazione da parte dell’ente regolatorio statunitense, la FDA, è arrivato dopo i risultati di due importanti studi clinici, lo studio ACTIVE (Abaloparatide Comparator Trial in Vertebral Endpoints) – condotto su 2463 donne in post-menopausa, e lo studio ACTIVExtend, tuttora in corso. Entrambi valutati in doppio cieco. Abaloparatide è stato in grado di ridurre l’incidenza delle fratture vertebrali dell’86%, rispetto al placebo.
Basta una iniezione di 80 microgrammi sottocute, nella regione periombelicale, una volta al giorno, associato ad una integrazione di calcio e vitamina D, ove non apportati sufficientemente con la dieta, per avere una significativa riduzione di nuove fratture vertebrali e delle fratture non-vertebrali, in soggetti ad elevato rischio.
A prescindere da variabili come età, anni trascorsi dalla menopausa, episodi di precedenti fratture e della densità minerale ossea basale.
Il farmaco è commercializzato dalla Radius Health, con il nome Tymlos. Non è indicato per tutti. In base a delle evidenze emerse in studi su animali, quando il farmaco è stato somministrato a dosaggi elevati, ha portato a dei casi di osteosarcoma per questo, a livello precauzionale, abaloparatide non è raccomandato nelle pazienti con un rischio di osteosarcoma elevato, incluse quelle con morbo di Paget, epifisi aperte, metastasi ossee o malignità scheletriche. Inoltre, esiste un limite cumulativo tra abaloparatide e altri analoghi dell'ormone paratiroideo, che non può superare i 2 anni, durante la vita di una paziente.
Esiste già un altro farmaco della stessa classe (osteoanabolico) di abaloparatide, usato nello studio ACTIVE su un gruppo di controllo. Si tratta di teriparatide, approvato circa 15 anni fa ed altrettanto efficace anche se Abaloparatide è più efficace nella riduzione della fratture non vertebrali e con una minore incidenza sull’ipercalcemia.
La prevenzione deve iniziare dalla piccola età
Sono disponibili già diversi farmaci attivi nel contrasto alla riduzione progressiva della massa ossea che aumenta con l’avanzare degli anni e diventa particolarmente importante in una percentuale elevata di donne dopo la menopausa.
Tra i farmaci più usati contro l'osteoporosi, un posto di rilievo lo occupano i bisfosfonati: alendronato, risedronato, presi per bocca mentre ibandronato, clodronato, ibandronato, zoledronato vanno iniettati.
Agiscono sull'osso riducendo il riassorbimento e determinando una sua stabilizzazione.
Ai bifosfonati si accompagnano altre classe di farmaci che, in ogni caso devono sempre essere prescritti da uno specialista che valuta caso per caso quello più adatto. Tra questi ci sono anche i farmaci della categoria “paratormone”, un ormone secreto dalle ghiandole paratiroidi in risposta ad uno stimolo di ipocalcemia ovvero un abbassamento dei livelli di calcio nel sangue. Questo ormone attiva gli osteoclasti, cellule che mobilizzano il calcio dallo scheletro riducendone la densità ossea, ripristinando così rapidamente i livelli normali di calcemia.
Ebbe, se questo evento avviene in modo anomalo ed eccessivo, si ha l’osteoporosi.
Antagonizzare questo effetto porta ad un ripristino della formazione di nuovo tessuto osseo. E’ quello che fanno sia il teriparatide che il farmaco appena approvato, l’abaloparatide.
Tuttavia, come avevamo già anticipato su queste pagine, l’arma migliore contro l’osteoporosi è la prevenzione ma la prevenzione deve iniziare sin dalla piccola età e durare tutta la vita.