La peste suina, la malattia virale che aggredisce maiali e cinghiali e che risulta particolarmente contagiosa, continua a far paura; il contagio con l’uomo avviene per contatto diretto con le feci degli animali o indiretto con oggetti contaminati dalle loro secrezioni.
L’allarme di un probabile contagio a livello europeo arriva dal ministro tedesco dell’agricoltura Christian Schmidt che sottolinea che la situazione è particolarmente preoccupante, nonostante il virus non sia pericoloso per l’uomo mentre per i suini è fatale, considerando che al momento attuale non è ancora stato creato un vaccino.
Abbattimenti in Sardegna
La variante africana della peste suina, sottolinea il ministro tedesco, proviene dall’Europa dell’est dove paesi come Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Ucraina e Stati Baltici hanno già lanciato l’allarme per i numerosi casi riscontrati negli allevamenti e nelle popolazioni selvatiche di cinghiali. L’unica soluzione è l’abbattimento degli animali infetti o potenzialmente portatori del virus e in particolare a Orgosolo, in Sardegna, è stata effettuata una operazione di abbattimento di circa 225 capi nel corso di azioni condotte dal personale dell’UDP, Unità di Progetto, in collaborazione con la Prefettura e la Questura di Nuoro.
Gli animali abbattuti sono stati sottoposti alle indagini del caso che hanno rivelato che oltre l’80% di essi hanno contratto la peste suina, stando ai dati forniti dall’istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna.
Al lavoro 100 cacciatori
Nella zona tra Berlino e il Nord Reno Vestfalia sono al lavoro 100 cacciatori su un’area di 900 ettari di bosco per cercare di frenare l’arrivo della peste suina nel resto dell’Europa ma, come afferma il presidente degli agricoltori del Meclemburgo Pomerania Anteriore, Detlef Kurreck, la soluzione consentirà di ritardare l’arrivo del virus ma non di evitarlo.
In Italia la raccomandazione della UDP rivolta agli allevatori di suini, è di regolarizzare eventuali capi non registrati e lasciati allo stato brado al fine di monitorare in maniera più efficace l’avanzamento del virus; le campionature effettuate sugli animali abbattuti hanno infatti evidenziato una elevata percentuale di contagio soprattutto tra le specie lasciate in libertà nei pascoli rispetto a quelle stabulate negli allevamenti.
In caso di mancata registrazione le sanzioni previste sono elevate ma se le richieste di regolarizzazione giungono spontanee, è prevista una multa di 450 euro indipendentemente dal numero di animali dichiarati.