Martedì 25 maggio 2016 il Giro d'Italia di Vincenzo Nibali era finito. Sul traguardo di Andalo, tappa alpina dopo il terzo e ultimo giorno di riposo, il suo ritardo dai primi era di 1' e 47" secondi. Un abisso considerando che si andavano a sommare ai minuti accumulati nei giorni precedenti e il suo ritardo in classifica generale sfiorava i cinque primi.
Partendo dall'Olanda come principale favorito, era logico aspettarsi un Nibali in maglia rosa già la prima settimana e infatti lo Squalo attacca sulla prima salita, a Roccaraso.
Non era di certo un'ascesa impegnativa e, forse, sbaglia il momento, ma non riesce a fare la differenza, anzi perdere 21" dalla maglia rosa Dumoulin. Primo campanello d'allarme.
Probabilmente il punto chiave è proprio questo. Nibali vive le tappe successive con una sorta di blocco, le pressioni aumentano e la condizione, le gambe, non rispondono come lui vorrebbe, come tutti si sarebbero aspettati.
Arrivano le Dolomiti. La tappa di Corvara sembra lo scenario perfetto per iniziare la rimonta e così attacca, dopo aver messo la squadra a lavorare per tutto il giorno. Nel primo affondo Valverde non risponde, arriverà a tre minuti, solo Chaves e Kruijswijk riescono a seguire lo scalatore siciliano.
Eppure ancora qualcosa va storto, deve affrontare un momento di difficoltà, riesce a gestirsi, ma gli altri due se ne vanno rifilandogli 37". Il giorno successivo, la cronoscalata all'Alpe di Siusi, Nibali crolla con tanto di problema meccanico e cambio di bici. E' domenica e prima del lunedì di riposo ha già un gap di 2'51" da uno straordinario Kruijswijk.
Il martedì il suo giro assume i contorni di un inaspettato flop. Il suo morale era a terra, piovevano le critiche e iniziavano a farsi insistenti le voci di un possibile ritiro. Passano cinque giorni e Vincenzo Nibali, dopo la tappa di sabato 28, vince il Giro d'Italia.
Lo ha vinto perché non si è arreso, perché le gambe hanno ripreso a girare dando fiducia alla testa.
Ha vinto scattando lassù, sul Colle dell'Agnello, con la neve tutt'attorno, a 50 km dall'arrivo compiendo un'impresa d'altri tempi. Lanciandosi in discesa e rialzandosi nuovamente sui pedali sulla salita del Risoul. Una progressione che gli ha consentito di rimanere da solo, conquistando secondi su secondi e minuti su minuti, rientrando incredibilmente per la vittoria finale.
Nibali ha vinto il suo secondo Giro d'Italia perché ha avuto il coraggio di lasciarsi tutto alle spalle, proprio sull'ultima ascesa disponibile per riscrivere la storia della corsa, in una tappa alpina dove si scalavano stradine di montagna ai duemila metri d'altezza, dove mancava ossigeno e la cima non arrivava mai.
Vincenzo Nibali ha vinto il suo Giro d'Italia, il più entusiasmante degli ultimi anni, perché è un campione. Uno di quelli che riescono ad emozionare.