Dopo circa sette anni di allontanamento volontario e quasi totale, Google si appresta a rientrare in Cina. Intorno al 2010 il colosso della Silicon Valley aveva scelto di ritirare dall’immenso stato dell’Asia Orientale diverse attività dopo aver concluso che i controlli governativi e la sorveglianza erano in contrasto con il suo impegno per una connessione Internet gratuita ed aperta.

Da allora, mentre la scena online della Cina è cresciuta ed ha prosperato, il gigante americano della ricerca ha cercato il modo di rientrare in punta di piedi. E così, poche ore fa, ha svelato una piccola, ma significativa, mossa simbolica, ovvero la creazione di un centro con sede in Cina dedicato all'Intelligenza Artificiale. Una mossa legata, a quanto pare, agli investimenti sempre più ingenti che il governo di Pechino ha previsto per il futuro relativamente al capitolo "tecnologia del futuro".

Un occhio al futuro ed uno agli investimenti di Pechino

Google ha lasciato trapelare l’indiscrezione secondo la quale il centro sarebbe stato creato nella capitale cinese e composto da un team di esperti non meglio identificati.

A Pechino Google ha comunque già un centro, uno dei pochi ancora attivi, nel quale centinaia di dipendenti lavorano su ricerca e sviluppo. A guidare lo staff sarà probabilmente Fei-Fei Li, già dirigente del Laboratorio di Intelligenza Artificiale della Stanford University e del business Cloud di Google dedicato all’A.I., al quale verrebbe affiancato Jia Li, capo della ricerca e dello sviluppo per l'A.I. di Google.

La società della Silicon Valley, che ha anticipato l'apertura del centro in una conferenza per lo sviluppo di software a Shanghai, non ha nascosto che il proprio interesse sia dovuto in prevalenza ai crescenti contributi accademici e tecnici della Cina per l'A.I., sottolineando come si sarebbe già avviata una collaborazione con la comunità di ricerca cinese.

"La scienza dell'intelligenza artificiale non ha confini - ha detto Fei-Fei Li in un post sul sito web di Google – e nemmeno i suoi vantaggi". Google non ha rivelato dettagli finanziari, anche se è chiaro l’intento di cercare sostegno dal Governo cinese come, d’altronde, stanno facendo anche Microsoft ed IBM, entrambi impegnati ad assumere personale cinese in un campo con un'ampia varietà di potenziali applicazioni. Senza dimenticare che la Cina ora ospita la più grande popolazione mondiale di utenti online.

I dubbi dell'occidente e la grande spinta cinese

La spinta cinese è parte di uno sforzo guidato a livello statale per migliorare le capacità tecnologiche del paese e per conoscere software di produzione straniera ed attrezzature avanzate.

Una spinta che, d’altra parte, sta suscitando inquietudini tra i dirigenti aziendali occidentali che non vedono di buon occhio l’avanzata dall’oriente.

Quindi, dopo lo scontro sulla censura di Pechino e gli sforzi del Governo per hackerare gli account Gmail di attivisti dei diritti umani e altri, ecco la possibilità di un autentico disgelo. Una possibilità data anche dal fatto che Google non ha mai lasciato la Cina completamente. Lì ha infatti mantenuto un'attività nella distribuzione di annunci online per computer e applicazioni mobili, mentre i produttori cinesi di smartphone utilizzano il dispositivo mobile Android.