L'attrice Giada Prandi si divide da oltre 15 anni tra il cinema, la televisione, il teatro e la radio. Con i suoi personaggi teatrali racconta storie di donne, arrivando al cuore delle persone attraverso la semplicità e soprattutto l'ironia. Per il cinema e la televisione, Giada Prandi ha lavorato con diversi registi celebri: Pupi Avati, Michele Placido, Gianluca Maria Tavarelli, Ludovico Gasparini e molti altri.

Nel 2017 l'attrice ha vinto il premio come miglior attrice protagonista al Comic Off, con lo spettacolo 'Pane, latte e lacrime' di Veronica Liberale, con la regia di Cristiana Vaccaro. Il prossimo autunno, Giada Prandi sarà al fianco di Alessandro Gassmann, Maya Sansa e Andrea Sartoretti con la nuova fiction di Rai 1 Io ti cercherò, dove interpreterà Lisa, la cognata del protagonista. L'attrice ha rilasciato un'intervista esclusiva a Blasting News, nella quale ci ha parlato della nuova fiction 'Io ti cercherò', del suo lavoro al teatro e dei suoi progetti futuri.

Giada Prandi interpreta Lisa in 'Io ti cercherò'

Ciao Giada, in autunno sarai al fianco di Alessandro Gassmann, Andrea Sartoretti e Maya Sansa nella fiction in onda su Rai 1 ‘Io ti cercherò’, puoi regalarci qualche spoiler?

"Purtroppo non posso rivelarvi molto per ora. Posso solo dirvi che sarà una serie crime molto avvincente e di grande qualità, del resto il regista Tavarelli è una garanzia. Anche gli attori che formano il cast sono tutti superlativi. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per tenere lo spettatore incollato allo schermo".

Cosa ha significato per te interpretare questo ruolo? Nella vita reale ti rispecchi con il personaggio di Lisa?

"Per me è stata un'esperienza attoriale molto interessante, proprio perché si tratta di un personaggio con delle caratteristiche e un vissuto abbastanza differenti dal mio.

Per renderla credibile ho cercato di immergermi completamente nella sua quotidianità e nella sua vita familiare, per capire il suo ruolo all'interno di questa famiglia travolta da un evento molto destabilizzante. Come in tutti i personaggi che interpreto cerco però di aggiungere sempre qualche elemento della mia personalità. Penso sempre che se il regista ha scelto me per quel ruolo evidentemente c'è qualcosa della mia personalità che lo ha colpito. Nel caso del personaggio di Lisa ho aggiunto la mia ironia".

A quale categoria di pubblico consiglieresti la nuova fiction ‘Io ti cercherò’?

"A parte i più piccoli, credo sia una serie adatta a tutte le fasce di età".

Quando potrai rivelare al pubblico qualcosa in più riguardo al personaggio di Lisa?

"Spero presto non dipende da me, complessivamente però, visto il genere, sarò molto attenta a non anticipare troppo sulla trama o sul personaggio.

La suspense è un elemento chiave della serie e non vorrei togliere al telespettatore il gusto di scoprire puntata dopo puntata la fitta trama di eventi".

Giada Prandi: il teatro e i progetti futuri

Parlando del tuo lavoro al teatro, con i tuoi personaggi riesci a trattare tematiche sociali tanto delicate con grande ironia, qual’è il tuo segreto?

"Nessun 'segreto' cerco, appunto, di scegliere tematiche con un’ampia risonanza, tematiche 'universali' che in un modo o nell'altro possano riguardare tutti, perché quasi sempre raccontano del tempo in cui viviamo e quindi del sociale. Cerco di trattare queste tematiche con una vena tragicomica che è caratteristica della vita stessa, un sottile equilibrio tra comico e drammatico".

A novembre sei andata in scena al teatro Trastevere di Roma con la tragicommedia ‘Dolce attesa per chi?’ di Betta Cianchini, com’è stato affrontare un argomento così delicato come la maternità?

"La cosa più difficile è stato trovare insieme al regista e all'autrice una chiave originale e incisiva per parlare di una tematica tanto trattata e conosciuta. Volevamo dare un punto di vista differente, mostrando il lato oscuro della maternità, le ripercussioni che questa ha sulla vita sociale, lavorativa e affettiva della donna. Insomma quello che le mamme non dicono. Le paure, lo spaesamento, la minaccia del precariato e la mancanza di una rete sociale adeguata. Da qui la metafora della 'guerra' e della 'trincea': in scena infatti ci sono due donne armate fino ai denti e in tenuta mimetica pronte ad affrontare insidie e molte battaglie quotidiane tra nevrosi, paranoie e solitudini.

Tutto questo, sempre in una chiave tragicomica e tagliente. Tante risate amare che contengono continui spunti di riflessione sul perché oggi molte donne decidano di accantonare o rimandare la famigerata 'Dolce attesa', che poi tanto dolce non è".

Come hai affrontato il periodo del lockdown? Cosa ti è mancato di più?

"Mi è mancata la libertà di vedere le persone più care ed essendo molto iperattiva, la libertà di movimento. A parte questo ho cercato di volgere questa situazione assurda e difficile in un'opportunità. Del resto non ho visto altre opzioni se non cercare di usare tutto questo tempo per qualcosa di positivo e costruttivo. Per quanto riguarda il lavoro, pur non essendo la persona più tecnologica del pianeta, ho cercato di sfruttare tutti i mezzi a mia disposizione per continuare a fare prove teatrali a distanza, provini online e ad insegnare recitazione e dizione.

Ho poi cercato di approfittare di tutto quel tempo a disposizione anche per dedicarmi di più alle cose che amo fare: lunghe sessioni di yoga, meditazione, qualche lezione di inglese per tenermi in allenamento, fare scorpacciata di film e Serie TV, giocare con Ugo il mio cane, stare con mio marito con il quale siamo riusciti a non divorziare e poi come tanti ho cucinato e mangiato come se non ci fosse un domani. La cucina è da sempre una mia grande passione, ma durante il lockdown ho potuto approfondire alcuni settori su cui non mi ero cimentata spesso, come dolci e pasta fresca. La soddisfazione più grande è stata fare i ravioli fatti in casa, buoni come quelli di mia suocera".

Hai avuto difficoltà a riprendere il lavoro dopo il lockdown? Sono state apportate molte modifiche durante le prove teatrali, a causa della Covid-19?

"Per quanto riguarda il teatro provare via Skype o Zoom non è proprio la stessa cosa.

Comunque ho continuato a fare le prove del mio nuovo spettacolo: Anna Cappelli di Annibale Ruccello con il regista Renato Chiocca. E devo dire che ha funzionato piuttosto bene nella prima parte di lettura e analisi del testo, quello che in gergo chiamiamo 'tavolino', ma il teatro è materia viva, qualcosa di fortemente fisico che necessita contatto e presenza, quindi nella fase successiva abbiamo dovuto attendere la fine del lockdown per andare avanti con il lavoro. Per quanto riguarda il resto, ho continuato a fare provini tramite 'self tape', ovviamente con una frequenza ridotta, in quanto la quarantena ha fermato la maggior parte dei set. Sicuramente quello dello spettacolo è stato uno dei settori più colpiti da questa situazione.

Siamo stati i primi a 'fermarci' e a quanto pare gli ultimi a ripartire. Un danno enorme per un indotto che da lavoro a migliaia di persone, fra tecnici, maestranze e teatri."

Da oltre 15 anni ti dividi tra teatro, cinema e televisione, fare l’attrice è sempre stato un tuo desiderio? Hai altri sogni nel cassetto?

"Sono cresciuta con un papà appassionato di cinema e teatro. Sin da piccola mi portava al cinema, mi raccontava storie sui film visti o ne inventava altre prendendo spunto dalle avventure di Ulisse o di tantissimi altri personaggi. Inscenava delle vere e proprie recite ed io mi divertivo tantissimo. Ho sempre sentito parlare di arte in tutte le sue forme e tutto ciò mi ha sempre affascinato.

Viaggiavamo molto ed io mi divertivo ad imitare tutti i dialetti che sentivo e a giocare impersonando vari caratteri. Insomma a 14 anni volli fare un corso di recitazione e da lì non ho mai smesso. Poi, all'età di 19 anni venni presa all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico e soltanto dopo ho iniziato a lavorare. Chi fa spettacolo si nutre di sogni e quindi anche io ne ho tantissimi. Però se dovessi scegliere, ti direi che in questo momento mi piacerebbe interpretare un bel ruolo in una serie lunga, per poter fare un lavoro approfondito sul personaggio e trovare le varie sfumature nella sua evoluzione. Penso che per un attore sia una cosa molto intrigante e divertente poter fare un lavoro a più ampio spettro sulla costruzione di un personaggio durante una serialità".

Quali sono i tuoi progetti futuri? Ti rivedremo presto al teatro?

"Per il momento sto proseguendo le prove dello spettacolo di cui ti parlavo prima: Anna Cappelli di Annibale Ruccello con la regia di Renato Chiocca. Stiamo aspettando che la distribuzione ci fissi il debutto e le varie date. Il tutto è stato posticipato per la situazione che stiamo vivendo".

Raccontaci di più riguardo al suo personaggio.

“Anna Cappelli è uno di quei personaggi che da sempre mi sarebbe piaciuto interpretare e quando il regista Renato Chiocca mi ha proposto di farlo non ho esitato. Il testo è un piccolo capolavoro, un classico che è stato interpretato da molte bravissime attrici. Quindi una bella sfida potermi confrontare con loro.

Anna è apparentemente una giovane donna di provincia perbenista ed ingenua che si trasferisce in un’altra città: Latina (che poi è anche la mia città), per lavoro con delle aspettative e dei desideri che non riuscirà a concretizzare e che faranno emergere il suo lato più oscuro. Un personaggio chiuso in una provincia superstiziosa e degradata negli anni 60 che risulta però essere oltremodo attuale. Lei nasconde un’ossessione molto forte per il possesso che la travolgerà in un crescendo vorticoso e delirante portandola alla follia, non riuscendo ad emanciparsi e a combattere il mondo in cui vive, nel quale la donna è ancora spesso sottomessa. Non ha gli strumenti per lottare e ne rimane fagocitata.

Noi stiamo cercando di entrare nella sua testa per raccontarla in tutte le sue sfumature andando oltre la maschera e il testo di come spesso è stata interpretata. Cercando di far emergere il suo lato più buio: la sua fragilità, il suo essere vittima, il suo amore, la sua fusionalità, il suo essere ossessionata dal possedere qualcosa che la faccia essere degna di nota agli occhi degli altri. Un viaggio nell’animo umano che risulta essere ironico, cinico, drammatico e dissacrante, grazie alla genialità di Ruccello“.

Ci sono artisti ai quali ti sei maggiormente ispirata nel tuo lavoro?

“L’attrice alla quale mi sono maggiormente ispirata e dalla quale traggo sempre tantissime idee è la meravigliosa Monica Vitti. Ecco lei è sempre stata la mia musa, perché riesce a far ridere e commuovere allo stesso tempo: i suoi personaggi sono tragici e ironici. Ha una capacità immensa di spaziare dal comico al drammatico con grande naturalezza e la sua personalità mi ha sempre affascinata. Ovviamente poi ci sono tantissime altre attrici che adoro e alle quali mi ispiro anche a seconda di ciò che devo interpretare: Anna Magnani, Franca Valeri, Mariangela Melato, Meryl Streep, Kate Blanchett e molte altre“.

Quali sono secondo te le doti che rendono eccellente un’attrice teatrale?

“Talento innanzitutto, istinto, tecnica, credibilità, empatia, curiosità e intraprendenza”.

Rispetto al cinema, hai dei progetti nel prossimo futuro?

“Tante cose in ballo, delle quali spero di potervi parlare il prima possibile. Sono molto carica e ottimista per questo prossimo anno lavorativo che inizierà alla grande, con l’uscita della fiction ‘Io ti cercherò’ di cui abbiamo parlato e di un’altra serie della Disney, di cui vi parlerò presto”.