Le Repubbliche Baltiche, dette anche le "tigri del Baltico", sono sempre più d'attualità. Sono ad esempio pioniere di Internet - soprattutto l'estonia -, Paesi molto legati all'Unione Europea anche ora che essa è messa sempre più in crisi, ultimamente anche dalle spinte separatiste della Catalogna e dalle violenze della Guardia Civil madrilena. Sono i territori dello "spazio post-sovietico", a cui la rivista East Journal ha dedicato uno speciale il 3 ottobre 2017.

Qui si propone un viaggio "ad anello" che da Varsavia permette di scoprire diverse località di Lituania, Lettonia ed Estonia. Si tratta di un viaggio economico, che si può fare soggiornando sempre in bed&breakfast e ostelli. Ormai anche nei Paesi baltici si respira l'aria che c'è in tutto il resto dell'Europa: una speranza a volte flebile, a volte più viva, nel futuro, e soprattutto nell'uscita dalla crisi che va avanti dal 2008. Ma in qualche tratto è possibile entusiasmarsi ancora degli aspetti di democrazie giovani.

Ecco un itinerario pensato per emozionarsi, e talvolta per arrabbiarsi. Si arriva a Varsavia con l'aereo.

Qui si trascorrono alcuni giorni a visitare vestigia storiche, la chiesa di Chopin, il centro tutto ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, ma sempre caratteristico e a misura d'uomo. Quindi si prende un treno per Kaunas, prima tappa della Lituania.

Attraverso la foresta del Nord della Polonia

Per arrivarci si passa da Sestokai, lungo una delle tratte ferroviarie più belle al mondo, con ombrosi abeti, oltre alle betulle e ai larici di più infausta memoria. Guardare fuori dal finestrino nel bel mezzo della foresta offre una sensazione veramente piacevole, anche di aria pulita. E "pulito" è anche questo scalo ferroviario: anche se è pochi km da dove passavano i treni per Treblinka, da qui in particolare non passarono treni di deportati, non si sa per quale ragione, ma la cosa regala al viaggio un sapore più confortevole.

Casomai è stato il comunismo a lasciare un brutto ricordo ai confini tra Polonia e Lituania: qui sorge una vecchia caserma, la Moskava, oggi tinteggiata di bianco e coperta di lumini, da dove sarebbero dovuti partire i carrarmati del Patto di Varsavia per invadere la Polonia, nel caso in cui i negoziati tra Solidarnosc e Jaruzelski non fossero andati a buon fine.

Riminiscenze di nazismo e comunismo

Sempre della vecchia oppressione sovietica ci parla la città di Kaunas, che prima della guerra si chiamava Kovno ed è narrata e descritta dal premio Nobel della Letteratura Csezlaw Milosz, resistente socialista da giovane, amico di Wojtyla alla veneranda età di 94 anni e grande cantore dell'Est Europa.

Kaunas ha un'aria un po' fané, perché gli abitanti qui erano tra i più ribelli dell'ex URSS e la città è stata più volte rasa al suolo dalle truppe russe. Il centro è comunque molto piacevole, con anche tanti localini eleganti. Da visitare ci sono il Duomo, che è stato a lungo sconsacrato, e diversi musei sia attinenti ai due totalitarismi che riguardanti l'arte della Fotografia e anche la vecchia casa del console giapponese tra le due guerre Chiune Sugihara, che fece di tutto per salvare gli ebrei durante la Shoah.

La collina delle croci

Da qui conviene muoversi presto per proseguire verso Siauliai, una città caratterizzata dalla presenza di una chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo che ha due torri gemelle, a poca distanza dalla quale si trova la Collina delle Croci.

Questo inedito monumento è di fatto una collina piena zeppa di croci e di ex voto che, soprattutto all'alba quando si consiglia di visitarlo, tintinnano regalando un brivido d'irrequietezza. Nel periodo sovietico le croci, oltre che per le richieste di grazia più comuni, venivano collocate anche per ricordare i deportati nei GULag. I sovietici non mancarono di spianare diverse volte anche questo posto.

Come sollievo a un viaggio così impegnativo, condotto a questo punto con una macchina affittata, si era pensato di trascorrere un po' di giorni a "Zaciai Village", un meraviglioso - su internet almeno - resort con equitazione, tennis e piscina, che però non c'è stato verso di trovare nella realtà.

Klaipeda, Palanga e il fiume Dané (e uno spettacolare molo con un "cinema naturale sul golfo")

Dopo questa buffa parentesi con dormita nel parcheggio di un autogrill, si è potuto raggiungere Klaipeda, terza città della Lituania, realtà urbana portuale sita in un punto in cui il mare non ghiaccia, che ha una bellissima piazza del mercato, un fiume che piacerà ai milanesi perché si chiama Dané, un vicino molo con "cinema sulla natura" in località Palanga, la Riccione lituana, spiagge incontaminate (il Baltico è molto freddo, ma ad agosto si riesce a fare il bagno), pizzerie, e l'immancabile "gruppo Trivella" di ragazzi italiani a caccia di bellezze nordiche.

Un tema un po' scottante, questo, perché i popoli baltici lo vivono con comprensibile ambivalenza e può essere anche pericoloso andare a "cuccare" con troppa disinvoltura.

A Riga la cosa ha contorni anche più inquietanti e deprimenti: le ragazze disponibili spesso indossano accessori con orecchie da coniglietta, ma si recano nei locali ubriache e hanno qualcosa di triste nel portamento e nell'aspetto.

Benvenuti in Curlandia

Tornando alla costa occidentale della Lituania, qui c'è la splendida Penisola Curlandese, una lingua di terra confinante con l'enclave russa del Kaliningrad, dove nacque Immanuel Kant e dove si dice che i russi conservassero una camera d'ambra che i nazisti avrebbero sottratto.

La caratteristica di questa Penisola è che è formata da una laguna, che si attraversa in 10 minuti con un traghetto da Klaipeda, e da un paesaggio di alte dune desertiche punteggiate da pini.

Qui è come essere a fare la pulizia del viso: l'aria sa di O3, ozono puro. L'interno della Penisola è costellato di paesini e attrazioni come un parco di statue lignee caratteristiche dell'arte popolare lituana.

Riga, una specie di Milano da bere in ritardo

A questo punto è d'obbligo una visita in Lettonia, alla capitale, Riga, "città di giornalisti, diplomatici e spie" secondo la Lonely Planet. La battellata sul fiume Daugava è sensazionale. Belle anche le visite in centro, dove dominano palazzi rinascimentali, ricostruiti secondo i progetti originali dopo l'indipendenza dall'URSS, come quello che un tempo ospitava la Gilda dei Mercanti Celibi e altri palazzi le cui facciate sono ornate da statue raffiguranti gatti e altre simpatiche figure del mondo animale o della mitologia.

Riga è un tempio della movida... e per chi preferisce girare di giorno che di notte, dell'art nouveau. Ci sono alcuni locali dove sarebbe stato bene Ernesto Calindri, come a rivivere i fasti della Milano anni '80.

Tallin, l'antica Reval

A questo punto Starski e Hutch, i nostri viaggiatori, tentano di raggiungere l'isola di Saremaa, ma non c'è il traghetto previsto. Rimangono a dormire nel campus del politecnico di Ventspils, ex cuore del petrolifero russo oggi passato all'Europa (e ci dice qualche malelingua, anche alla mafia), per poi tornare a Riga, lasciare la macchina e prendere un pullman delle Eurolines per Tallin.

L'antica Reval, spettrale di notte come vuole la tradizione di questo centro sorto su una collina funeraria, Toompea, di giorno sembra pervasa dall'animo festoso di certe cittadine tedesche.

Qui sono molto belle le chiese, la Aleksandr Nievsky ortodossa e la Chiesa di Olaf, costruita dagli svedesi e ora punto più alto della città per legge (vietato costruire qualcosa di più alto ancora), cristiana protestante. L'Estonia è detta anche "repubblica degli architetti", e ogni progetto di questa giovane democrazia ha spesso anche dei riflessi urbanistici come ad esempio la questione di che cosa fare delle vecchie case di legno - di cui si può visitare un ricco campionario nella casa museo di Rocca al Mare, a 7 km dalla capitale - o con le vestigia dell'era sovietica.

Spiagge da non disprezzare nell'estremo nord, prima di tornare a casa

Meritano anche le spiagge estoni, come Vana Joesus nei cui pressi c'è anche una splendida località per pic nic dove sembra che la tradizione dei lucchetti degli innamorati appesi a un ponte sia arrivata prima che a Roma.

Così come merita una visita a Tartu, celebre per la sua antica università e una ricca vita studentesca, tra angolini di città che per altro sembrano appartenere a un borgo toscano.

A questo punto si può scendere di nuovo in Lituania per vederne la capitale, la barocca Vilnius, con tuttavia anche alcune "prospettive" o viali tipici del socialismo. Da qui si riprende il treno per Varsavia, con qualche disguido comunicativo nell'ufficio turistico dove l'impiegata di nazionalità russa fa piangere quella lituana (o viceversa), e si riprende l'aereo per casa.