Il Vesuvio, costantemente monitorato, continua a fare sonni tranquilli. Ma la prudenza non è mai troppa, soprattutto quando è in ballo la vita di milioni di persone. Proprio a tal fine, sulla Gazzetta Ufficiale, è stata pubblicata la direttiva firmata lo scorso sedici novembre dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Essa contiene un aggiornamento di quella che in gergo viene definita dai vulcanologi la "zona gialla", la quale comprende quelle aree che, in caso di malaugurata eruzione, sarebbero "soggette a ricaduta di materiale piroclastico". Tale provvedimento fa il paio con quello varato circa un anno fa (nel febbraio 2015) riguardante la zona rossa, ovvero quell'area molto più prossima al Vesuvio che è stata allargata per vie precauzionali.

In virtù delle nuove disposizioni, i Comuni che ricadono nella zona gialla diventano dunque 63. Quali sono? E quali pericoli corrono? Scopriamolo.

I comuni e le zone interessate

La cosiddetta zona gialla è ora stata ampliata a sessantatre comuni, ricadenti tra la provincia di Napoli e Salerno. Pertanto, ad Ovest arriva fino a comuni come Volla e Casalnuovo; a Nord fino ad Avella; ad est fino a Cava dei Tirreni e Mercato San Severino; a sud fino a Positano e Meta di Sorrento. Sono inclusi poi anche tre quartieri ubicati ad est di Napoli: Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio. Quest'area comprende anche il mare della penisola sorrentina, sebbene tocchi solo alcuni comuni ricadenti in essa, escludendo pertanto quelli posti verso la sua punta: Piano di Sorrento, Sant'Agnello, Sorrento e Massa Lubrense.

Cosa accadrebbe in caso di eruzione

Cosa significa appartenere alla zona gialla? I quartieri interessati potrebbero incorrere nella caduta di materiale piroclastico sprigionato dal vulcano. Tale materia, poggiandosi sui tetti, potrebbe causarne il cedimento. Questo materiale, infatti, ha un peso stimato di trecento chilogrammi al metro quadro, equivalenti a circa trenta centimetri di accumulo al suolo. Poi ci sono le ceneri, che potrebbero seppellire intere città. Nei prossimi mesi, gli organi preposti dovranno rendere noto l'aggiornamento delle rispettive pianificazioni in caso di emergenza. Un'eventualità che, speriamo, possa essere più lontana possibile.