"Mi dispiace pensare che Roma-Lazio verrà giocata senza curve. Il calcio è fatto per gli spettatori." Questo ha detto Mister Zeman, un allenatore che ha guidato entrambe le squadre della Capitale, a proposito dello sciopero delle curve di Roma e Lazio. Ma il Boemo non è il solo a pensarla così, chiunque ami il calcio non può che essere contrariato dal braccio di ferro tra tifosi e Prefetto, il cui risultato finale potrebbe essere lo svolgimento del derby più triste della storia.

È già successo che si siano giocate partite senza tifosi, le cosiddette partite a porte chiuse; ma in quei casi l'assenza del pubblico sugli spalti era dovuto a un provvedimento del giudice sportivo in seguito a comportamenti e atteggiamenti tenuti dai tifosi in precedenti partite.

Sciopero dei tifosi

Questa volta è diverso. I tifosi decidono autonomamente di non prendere parte alla grande partita. E se le curve mancano, è parte dello spettacolo che viene meno, soprattutto in un derby. Perché se è vero che esiste tanta retorica sul tifo, a cominciare dall'enfasi esagerata data ai tifosi descritti come 12° uomo in campo, è vero però che il tifo fatto di cori, colori, sfottò, è parte integrante dello spettacolo stesso.

Del resto, le regie televisive, nelle ultime partite di Roma e Lazio, hanno dovuto fare gli slalom con le telecamere per evitare di riprendere gli spazi vuoti lasciati nelle curve.

Cosa è successo?

I tifosi romani si sentono perseguitati dai provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Dal Prefetto di Roma in particolare che ha diminuito i posti nelle curve (dopo che la Roma aveva già venduto gli abbonamenti ai tifosi!) e alzato barriere nelle curve stesse, che però riguardano esclusivamente le partite di calcio, non essendo invece necessarie per gare di rugby o per i concerti (essendo l'impianto di proprietà del CONI perfettamente a norma). Inoltre, alcuni tifosi si sono visti recapitare a casa delle multe molto salate per non avere rispettato il posto loro assegnato (e alla seconda violazione gli stessi tifosi rischierebbero il DASPO). 

Tutto nasce dalla capienza delle curve, che secondo i dati della Prefettura avevano una capienza abnorme.

Da quella ipotetica e già sovrastimata di 8.700, si arrivava a 11-12.000 spettatori, mettendo a repentaglio non solo il regolare svolgimento delle partite, ma anche l'incolumità degli spettatori stessi. A Roma sono successi, negli ultimi anni, fatti a dir poco sgradevoli, dai tifosi che nel 2004 imposero la sospensione del derby, alla trattativa con Jenny la Carogna (ma era un tifoso del Napoli durante la finale di Coppa Italia tra i partenopei e la Fiorentina). Ed è anche vero che numerosi sono gli episodi di violenza (avvenuti però in moltissimi casi fuori dallo stadio, a cominciare dall'omicidio di Ciro Esposito). L'impressione, però, è che un certo accanimento esista, infatti non è difficile vedere ogni domenica (o altro giorno della settimana) anche in altri stadi italiani "capi tifosi" nelle curve che, spalle alla partita e seduti su di una balaustra, "dirigono" il tifo degli ultrà.

E anche gli episodi di violenza non mancano in altri impianti sportivi italiani. Allora Roma è da considerare un laboratorio? Quello che sta succedendo a Roma lo vedremo anche in altri stadi?

Le curve devono poter tornare a dare colore, emozioni, coreografia, sano sfottò: certo, senza mai trasformarsi in violenza, senza mai essere occasione per battaglie politiche (o pseudopolitiche), ma con l'intento di far tornare il calcio lo spettacolo più bello del mondo che tutti noi fin da bambini abbiamo sempre amato.