È arduo commentare una partita disputata interamente con una squadra in dieci. Genoa-Carpi si è esaurita in due momenti chiave, con protagonisti Pavoletti e Rincon, gli stessi della sfida col Sassuolo, ma con altra fortuna. Borriello e Zaccardo, capovolgendo il vantaggio di Figueiras, hanno scritto la storia del Carpi con la sua prima vittoria esterna in A. Genoa ora nuovamente costretto a guardarsi indietro, con un Gasperini apparso sfiduciato dopo la gara.
Il Grifone, al momento, ha appena tre punti sul Bologna terz’ultimo e sabato c’è l’Inter a San Siro. In tribuna, presente l’ex genoano Juric col suo Crotone.
Pavoletti decisivo per il Carpi
La gara ha evidenziato la superiorità tecnica di un Genoa che, come spesso capita, ha fallito la prova in grado di fargli spiccare il volo. Il primo tempo, giocato in inferiorità numerica dal quinto minuto per una gravissima sciocchezza – eufemismo – di Pavoletti, ha visto prevalere un Grifone che dopo il rosso ha trovato immediatamente il goal con Figueiras. Genoa che avrebbe potuto raddoppiare con Gakpè, fermato da un Belec in stato di grazia.
Nella ripresa, nonostante un avvio improntato alla ricerca del raddoppio, il Genoa ha pagato quello che gli spagnoli chiamerebbero "gasperinismo", ovvero la costante ricerca dell’affondo che, come nel caso del pari di Borriello, puòoriginare ripartenze letali.
Un mancato rientro di Izzo su azione offensiva del Genoa, terminata con palla recuperata da Di Gaudio – senza che Costa spendesse un fallo - ha rappresentato l’inizio della fine, e anche Perin, dopo un ottimo intervento su Martinho nel primo tempo, in questo match non ha espresso doti fenomenali. Non che sia colpa sua, ma forse il diagonale di Borriello non era imparabile con un posizionamento differente. Idem la conclusione di Zaccardo, passata sotto il corpo di un Perin, la cui uscita a valanga non è servita a contenere la conclusione dell’esperto difensore.
Inoltre il Genoa con Rincon nell'altro momento chiave della gara, avrebbe potuto pareggiare, quando ancora mancavano una decina di minuti, se non fosse stato per l’intervento prodigioso di Belec. Destro a giro su assist di un ottimo Gakpè e volo del portiere a negare la seconda rete consecutiva al venezuelano, anche oggi tra i migliori in campo, ma il cui tiro non ha avuto stessa sorte del sinistro rifilato al Sassuolo.
Gara decisa anche dai cambi
Gasperini, infuriato come non mai con i suoi, ha perso non solo per l’inferiorità numerica dovuta alla gomitata di Pavoletti, ma anche per una eccessiva pretesa che i suoi potessero cambiare più ruoli nel corso della gara e, con un uomo in meno, venirne ugualmente a capo cercando di vincere.
Forse si poteva gestire una ripresa, senza scomodare i nostalgici del "ballardinismo", meno propensa a offrire il fianco alle veloci ripartenze di Castori, i cui cambi hanno inciso in modo decisivo, mentre gli ingressi di De Maio, Pandev e Ntcham non hanno dato praticamente nulla a un Genoa ormai stremato.
Genoa che nella ripresa, era chiaro che sarebbe uscito battuto dal Ferraris, ma da non condannare e anzi da applaudire per una gara anomala, giocata con un gran cuore per 85 minuti più recupero in 10 contro 11. Il risultato negativo del match non consente il sorpasso sulla Samp, e soprattutto impedisce di andare a Milano forti di una classifica tranquilla. Col Bologna, il 12 dicembre, sarà una sfida da non fallire in ottica salvezza, un obiettivo che, classifica alla mano, resta l'unico al momento realisticamente perseguibile per la truppa di Gasperini.