Ancora nulla di ufficiale, meglio proteggersi dietro le incertezze. Di sicuro c’è che questi sono gli ultimi giri di giostra per Sinisa Mihajlovic per il quale l'esonero è ormai certo. Subito le fughe dei nomi, che sfuggono al pubblico riserbo e stuzzicano gli appetiti. Sembra che in quota ci sia Rudi Garcia che farà risiko degli altri candidati. Nella passerella dei nomi molti sono gli sfidanti dal curriculum allettante, ma il francese sembra ormai essere entrato nelle grazie del patron.

L’ex tecnico romanista è attualmente esonerato ma legato alla Roma per contratto fino al 2018, eppure sembra avere tanto appeal per le sue caratteristiche che lo rendono perfetto per il profilo di un allenatore rossonero. È apprezzata soprattutto la sua statura internazionale e a rivendicarlo per primo alla panchina del Milan è stato Walter Sabatini che ha in mente di affiancarlo direttamente nella nuova possibile esperienza. I dirigenti sarebbero pronti ad assecondarlo, anche se per il momento ogni assenso si riduce a chiacchiera telefonica. Esulterebbe anche la Roma, ben lieta di stralciare dal suo libro-paga l’assegno a Garcia.

Ma non è tutto facile perché, nonostante il fallimento nella dirigenza romanista, il tecnico ha una fila di corteggiatori: Galatasaray, Marsiglia, Valencia e Lione. In particolare il club turco ha messo sul piatto un ingaggio doppio rispetto a quello rastrellato a Roma (2 milioni 800 mila euro).

In pista anche Lippi, Di Francesco e Brocchi

Ma ad essere accostati alla panchina rossonera sono altri tre nomi, buttati in ballo in un pranzo ad Arcore tra Berlusconi, Galliani e Sacchi, proprio dopo il termine dei funerali di Cesare Maldini. Sacchi è stato l’ospite d’onore, invitato soprattutto per orientare il verdetto, lui che di calcio ne capisce.  Sacchi è accanito sponsor di Brocchi, che non sarebbe neppure una grande spesa e questo potrebbe favorirlo agli occhi del presidente.

Galliani fa il primo nome di lustro: Marcello Lippi con la sua esperienza di successo potrebbe essere il "salvator patriae". L’impedimento però lo ha già posto il viareggino, non disposto all’elemosina per tanto onore.  Ancora Sacchi ha tentato la via di mezzo ed ecco nella rosa Eusebio Di Francesco che non dispiace a Berlusconi, il quale vuole dare un colpo alla classifica e uno alle tasche. Viceversa non tutti sulla piazza ambiscono ad allenare il Milan perché c’è da giocarsi la carriera con una squadra che è solo un corpo muscoloso, da tempo in opera di ristrutturazione che non ha cambiato il tabellone. Ormai si sa quale sia la fine di un allenatore a Milano: quella del capro espiatorio. Lo ha sperimentato da ultimo proprio Mihajlovic, che ha delle caratteristiche atletiche da ottima pagella, ma sicuramente non doti miracolistiche. È sul suo nome che si conta la sola certezza: abbandonerà il Milan anche in caso di vittoria in Coppa Italia.