Belo Horizonte, minuto 24 di Brasile-Argentina, gara valevole per le qualificazioni mondiali. La partita è ferma sullo 0-0 quando Coutinho riceve palla sulla trequarti da Neymar, dalla sinistra si accentra, supera Otamendi e scarica una fucilata che si infila all'incrocio e lascia impietrito Romero. Probabilmente un momento in cui i tifosi dell'Inter hanno provato una sorta di malinconia, in ricordo di quel ragazzo riccioluto che appena maggiorenne sfrecciava sui campi di Appiano Gentile.
Ronaldinho e l'Inter
Philippe Coutinho, classe 92 di Rio de Janeiro, è un trequartista con delle doti fuori dal comune, una velocità supersonica, abile nel dribbling e assist man coi fiocchi tanto che le statistiche dicono che dal 2014 a oggi in Premier League risulta il giocatore che ha fornito più passaggi vincenti ai compagni; inserito per due volte nella prestigiosa rivista spagnola Don Balòn (2010 e 2012) tra i primi 100 under 21 del pianeta. Nel 1999 entra nelle giovanili del Vasco da Gama facendo tutta la trafila per approdare in prima squadra nel 2009; in queste sue prime apparizioni viene notato dagli osservatori dell'Inter che lo acquista per 3,5 milioni ma lo lascia in Brasile fino ai 18 anni.
Compiuta la maggiore età arriva a Milano e nella conferenza di presentazione dichiara che il suo sogno fosse quello di giocare in Europa come il suo idolo Ronaldinho. Il brasiliano però si deve ancora confrontare con la dura realtà del calcio italiano che spesso non premia i giocatori bassi e gracili come lui, un pregiudizio che lo condiziona parecchio sotto l'aspetto mentale. Debutta in Supercoppa europea contro l'Atletico Madrid e in Serie A con il Bologna, sotto la guida di Benitez, poi un infortunio lo tiene fuori per mesi e segna il suo primo gol con la maglia nerazzurra a fine campionato alla Fiorentina. Nell'estate 2011 trascina il Brasile alla vittoria del mondiale Under 20 ma un altro infortunio lo blocca a inizio stagione; insomma nel primo anno e mezzo il fantasista è spesso fuori dai campi e quando può giocare gli viene concesso poco spazio.
La società, sperando di recuperarlo, nel gennaio 2012 lo manda in prestito all'Espanyol e qui si rivede il Coutinho ammirato ai tempi del Vasco da Gama concludendo la stagione con 5 reti in 16 presenze. L'Inter lo riscatta, pensando di aver ritrovato un fenomeno, e nelle prime partite della stagione 2012-2013 il brasiliano non delude segnando i suoi primi gol in Europa League rispettivamente contro Hajduk Spalato e Neftchi Baku; ma un altro infortunio alla tibia lo ferma a fine ottobre e il presidente Moratti, a malincuore, a gennaio lo cede al Liverpool per 10 milioni di euro, una cifra irrisoria rispetto al valore che ha raggiunto oggi.
Poesia in movimento
L'avventura ad Anfield inizia bene e conclude la stagione con 3 gol ma soprattutto 7 assist in 13 partite; ma è nel 2013-2014, sotto la guida di Brendan Rodgers, che il talento di Coutinho esplode definitivamente.
Il nuovo manager allestisce una sorta di 4-2-1-3 con Sterling-Sturridge-Suarez come tridente offensivo e Coutinho libero di agire sulla trequarti; una delle squadre più belle da vedere negli ultimi anni che arriva a un passo da vincere la Premier ma che alla fine deve arrendersi al Manchester City. Nelle due stagioni successive le prestazioni del brasiliano calano fino a quando sotto la Kop non approda il tecnico Jurgen Klopp che gli ridà fiducia (memorabile il suo gol in serpentina all'Arsenal); il fantasista ripaga il tedesco portando i Reds in finale di Europa League e al primo posto attuale in campionato, guadagnandosi il soprannome da parte del suo pubblico di 'Little Magician' (piccolo mago).
Fondamentale per il Liverpool ma anche per la Seleçao che sta costruendo il futuro intorno a lui e Neymar; un rimpianto per l'Inter che nella confusione post triplete non ha saputo valorizzare questo talento che vede spazi dove per la maggior parte dei giocatori non ci sono, una poesia in movimento.