Catania. Nell'ultima retata di immigrati c'è stato chi ha avuto la lucidità di riconoscere il propio aguzzino, come un 33enne del Bangladesh che ha indicato esplicitamente il suo Caronte che doveva trasportarlo sulla sponda della salvezza Lo scafista mercenario insieme al suo assistente ha davvero solo una manciata di anni stridente rispetto all'impresa che ha compiuto. Si chiama Mohammed Alì Malek, 27 anni, è tunisino ed è stato identificato dai superstiti del naufragio di sabato notte da alcune foto scattate a bordo della nave Gregoretti che ha fatto la spola tra Malta e Catania insieme al suo assistente siriano Mahmud Bikhit, 25 anni.
Sarebbe stata una loro manovra sbagliata per evitare il mercantile portoghese King Jacob a procurare una collisione con il mezzo e il conseguente naufragio.
Accuse pesanti sugli scafisti
Adesso sui due scafisti pendono accuse pesanti tra cui omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Anche se non si sa con certezza quante vite avessero in carico. Sono stati trasferiti nel carcere di piazza Lanza a Catania. Il conto sale a 850 vittime secondo le stime della procura catanese, un numero sommerso che fa paura pensando alla cifra esigua di quelli che si sono salvati: 28 sono i superstiti ora parcheggiati al Cara di Mineo.
Il business del traffico umano
Intanto in Sicilia dalle indagini e dalle operazioni emerge una agenzia internazionale della tratta umana che munge la disperazione degli esodati che fuggono dai luoghi destabilizzati dalla guerra e dalle organizzazioni terroristiche. Come un tour operator di buon nome gli operatori del viaggio della speranza seguono i passeggeri in ogni fase, dall'ammassamento nei capannoni dove vengono maltrattati all'imbarco e alla sistemazione in terra d'arrivo. Ermias Ghermay, cittadino etiope, secondo il distretto antimafia di Palermo predispose il viaggio dell'ottobre 2013. Il guadagno che ricavò da quel viaggio (mediamente da ogni viaggio si riscuote un milione di euro, come è stato captato dalle microspie) non risentì del fatto che 366 persero la vita a largo di Lampedusa.
A gestire lo smistamento a terra si occupava Asghedom Ghermay, etiope pure lui. Ghermany procurava passaporti falsi e organizzava matrimoni fittizi per dare patente di legalità alla presenza in Italia. Ma per 8000 dollari c'era anche l'opzione di un trasferimento nel nord-Europa. In tutte le tragedie umane c'è sempre un ruolo grigio interpretato da fuoriusciti dal gruppo genetico per trarre vantaggio dalla sfortuna dei propri conterranei o correligionari, come hanno fatto Malek, Bukhit e i due Ghermany. Tutto resta impaludato fino a quando l'emergenza scotta e diventa urgente, fino a quando ci troviamo di fronte a una tragedia da cui non possiamo più prendere distanza.