Si stima che undici milioni di veicoli siano equipaggiati col software taroccato. Volkswagen avrebbe accantonato 6,5 miliardi di Euro. Il numero uno di VW USA parla apertamente di un pasticcio. E la politica? Il ministro dei trasporti tedesco Dobrindt (CSU) ha annunciato la nomina di una commissione d'inchiesta. Il valore delle azioni precipita. Un brutto colpo per l'immagine del colosso tedesco a livello mondiale.

È una di quelle notizie che di primo acchito alimentano le speranze dei consumatori: per fortuna che c'è un angelo custode a tutela dei nostri diritti. Anche se dopo una riflessione meno disincantata le cose forse non stanno proprio così.

Cos' è successo

Volkswagen avrebbe installato un software capace di attivarsi solo in concomitanza di un test sulle emissioni di gas combusti, con la conseguenza che in realtà viene prodotta una quantità di sostanze nocive 40 volte al di sopra della soglia di legge. I modelli sotto accusa sono la Jetta, la Golf, la Passat, il Maggiolino e l’Audi A3. 37.500 dollari per ciascuna automobile incriminata (18 miliardi di dollari in totale), nel caso in cui il produttore tedesco dovesse richiamare tutti i modelli prodotti per il mercato statunitense fra il 2009 e il 2015.

L'indagine è partita dalla procura dello Stato di New York, a cui si sono subito unite le procure di altri Stati, compresa l'autorità per l'ambiente canadese, che ha già reso pubblico il piano di sottoporre a controllo 100.0000 veicoli. L’EU non vede la necessità di effettuare ulteriori controlli, poiché ritiene prematuro supporre che possano esserci modelli incriminati anche nel nostro continente. La prudenza della portavoce della Commissione Europea parla da sé.

Addirittura la Corea del Sud (altro Paese dalla primaria industria automobilistica) ha imposto la verifica di circa 4.000 automobili tra Jetta, Golf e Audi A3, alludendo che – qualora dovessero emergere criticità – i controlli potrebbero essere estesi a tutte le altre marche tedesche.

Il mercato americano di VW

Piove sul bagnato, diremmo noi. L’industria di Wolfsburg non brilla quanto a performance, avendo perso l’otto per cento in un anno. A trascinare in basso le vendite, ironia della sorte, è stata la Jetta Sedan (il modello più importante per il mercato americano) che ha ceduto il 18%. Va decisamente meglio per le altre marche del gruppo: Audi e Porsche hanno guadagnato il 10% in un anno, segno che nel segmento medio alto l’appeal dei tedeschi è ancora molto forte.

Tutti i videoclips che magnificavano il concetto di Clean-Diesel sono stati rimossi, e la risposta dei tedeschi a Jalopnik (un blog americano dedicato all’automobile) che per primo aveva fatto notare la cosa, ha mirato solo a temporeggiare (“ce ne stiamo occupando” avrebbe detto un portavoce).

Cadranno altre teste?

Il presidio del consiglio di vigilanza ha indetto una riunione straordinaria  proprio mercoledì, in cui  Winterkorn ha dovuto rispondere di quanto accaduto. È proprio di queste ore la notizia delle sue dimissioni, giustificate col solito, laconico commento. C'è chi sostiene, come Ferdinand Dudenhöffer dell’Università di Duisburg-Essen, che nessun politico rimarrebbe in carica in simili circostanze, non foss’altro che per il fatto che Winterkorn era anche il capo della divisione software per la meccatronica e quindi non poteva non sapere.

I commenti dei lettori

Interessanti le reazioni dei lettori tedeschi. Qualcuno ha accusato lo spionaggio industriale contro i concorrenti indesiderati; qualcun altro plaude al lavoro dell’Environmental Protection Agency e accusa il vero e proprio broglio perpetrato da Volkwagen.

Addirittura qualcuno si è spinto oltre, andando a rispolverare vecchi scheletri negli armadi (scandalo ADAC). Insomma, complottisti e dietrologi da un lato, anime belle e ottimisti dall’altro.

Una cosa è certa: noi europei non stiamo attraversando un buon momento!