Qualcuno lo ha già chiamato Dieselgate. Una battuta di Woody Allen spiega benissimo la considerazione goduta in America, fino a sabato scorso, dalle automobili Volkswagen. Ne 'Il dormiglione' (1973), Woody Allen impersona un uomo ibernato per 200 anni, che si risveglia e vaga nella realtà del 2173. Ad un certo punto riconosce un Maggiolino Vw impolverato e si siede al volante. L'auto parte al primo colpo, dopo 200 anni. La battuta è: 'Ah, se i Tedeschi non avessero fatto la guerra!'.
Fiducia tradita
Ciò che gli Americani provano, oltre al sentirsi truffati, è il senso di avere perduto una certezza: la serietà tedesca e della Vw in particolare.
Per loro Volkswagen significa ancora il Maggiolino (nato nel 1938 e prodotto anche in Messico fino al 2003, nella cifra record di 21 milioni di veicoli), ma significa anche Golf (Rabbit) e poi tutte le altre. Volkswagen e Audi hanno evoluto il mercatoUSA: non più gli otto cilindri aste e bilancieri assetati di benzina della produzione nazionale, ma motori grandi un terzo e molto più performanti, ecologici e sobri nei consumi. Il diesel, per l'America, era il TDI di Wolfsburg. I Tedeschi hanno convinto l'automobilista statunitense (nazionalista e diffidente verso i prodotti esteri) che l'intera filiera produttiva tedesca era meritevole della sua fiducia. Lo stesso percorso è stato fatto dalle marche giapponesi: auto inizialmente molto brutte, ma ci si poteva fidare.
Gli Americani non amano Tedeschi e Giapponesi, ma li stimano e forse li ammirano. Ne è prova la corsa all'accaparramento degli scienziati tedeschi, spesso nazisti, scatenatasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per citare il più noto tra loro, anche il fautore della conquista della Luna, Werner Von Braun. Gli Americani stanno vivendo la scoperta del tradimento di una persona cara, quella su cui avrebbero messo la mano sul fuoco: il 70% dei proprietari di vetture VW ritiene che siano pochi i 18 miliardi $ di multa inflitti al costruttore, pur essendo il massimo esigibile dall'Agenzia per la protezione ambientale.
Scoperta casuale
Tutto è venuto fuori per un eccesso di stima: un piccolo laboratorio del West Virginia, ammirato per la qualità del TDI 2000 tedesco, ha cercato di capire come VW riuscisse a rispettare i limiti delle emissioni, mentre la concorrenza doveva ricorrere ad additivi da iniettare nel processo di pulizia dei fumi.
La scoperta è stata sconfortante: il motore inquinava su strada fino a 40 volte oltre i limiti consentiti, ma la centralina del motore era programmata per riconoscere quando era sotto esame e ritirava i parametri per rientrare nelle norme, salvo poi ripristinare la potenza e le emissioni inquinanti 'normali', al termine della verifica. Non si può applicare un software del genere sulla produzione senza il consenso della dirigenza, quindi c'è da aspettarsi dimissioni 'importanti', per provare a recuperare un minimo di credibilità. Gli altri costruttori non sono tranquilli, poiché ci saranno più severi controlli per tutti. Potrebbe verificarsi, ora che le vendite erano in ripresa, una diffidente disaffezione verso l'auto, aspettando di sapere di chi potersi ancora fidare, quindi non c'è da godere per le meritate disgrazie del Gruppo Volkswagen.