Con la scomparsa dell' ottantanquatreenne Umberto Eco, che si è spento ieri sera, si chiude una stagione della letteratura italiana, cominciata con i suoi esordi giovanissimo, accanto a Edoardo Sanguinetti nell'avanguardia del Gruppo 63 che si opponeva al neorealismo, allora in voga, proponendo nuove vie per una scrittura che andasse oltre anche agli esempi di Cassola e Bassani. Forte dei suoi studi all'Ateneo di Torino con Luigi Pareyson in filosofia medievale sulla quale si era laureato con una tesi riguardante l'estetica di San Tommaso, Eco si interessa presto ai media con l'assunzione in Rai insieme al compagno di studi Gianni Vattimo, fondatore del pensiero debole e a Furio Colombo, anch'egli coinvolto nell'esperienza del Gruppo 63.
Docente universitario di semiologia, fonda nel 1980 il Dams di Bologna. E' l'anno in cui esce il suo best seller Il nome della Rosa, un coltissimo giallo medievale che vende oltre 12 milioni di copie: Adso da Melk, dietro al quale si nasconde il nominalista Occam, indaga su una serie di morti in un convento e scopre la causa delle morti nel veleno cosparso sulle pagine riguardanti il riso nella Poetica di Aristotele. La frase che conclude il romanzo "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" vuol dire che la rosa in sè viene prima del termine , ma noi possiamo conoscere solo questo, riassume la sua cultura e i suoi interessi teorici, dalla narrazione alla semiologia.
Significativo è che durante la stesura del Nome della Rosa, Eco scrive il saggio Lector in fabula, in cui propone un rapporto di collaborazione tra autore e lettore, mettendo in atto una strategia di scrittura e di lettura interattiva: è il lettore che dà significato al testo dello scrittore a cui spetta coinvolgerlo nel racconto. Molteplici furono i generi letterari frequentati, rivelandosi un divulgatore in grado di coniugare filosofia e cultura popolare come testimonia la sua giovanile di Fenomenologia di Mike Buongiorno.
Otto anni dopo Il nome della rosa, esce Il pendolo di Foucault in cui smonta i complotti presenti la letteratura postmoderna, sul principale del quale, i protocolli di Sion, il falso su cui si fonda la teoria nazista del complotto giudaico massonico, ritorna nel suo penultimo libro Il cimitero di Praga, ambientato nel Risorgimento.
Un genio universale al pari di Pico della Mirandola
Nella città natale, Alessandria, si svolge il romanzo medievale Baudolino con la sua ricerca avventurosa del regno orientale del prete Gianni, mentre il protagonista dell'Isola del giorno prima è un contadino casalese del Seicento. Il suo ultimo libro Anno zero riguarda invece il giornalismo che lo ha visto protagonista con le sue opinioni di grande spessore, nel quale ha continuato a credere fino ai suoi ultimi giorni, nonostante il successo dell'on line a cui pure si è affidato nel novembre scorso, ribadendo la sua fiducia nel giornale cartaceo. Nella sua ultima intervista spiegava il suo addio alla "Mondazzoli" per imbarcarsi sulla Nave di Teseo varata da Elisabetta Sgarbi, dopo l'abbandono di Bompiani di cui anche Eco era stato direttore editoriale.
Forse nemmeno lui avrebbe previsto che i primi messaggi di cordoglio, dopo le 22, sono proprio stati scritti sui social che secondo lui danno parola agli imbecilli, dalla Bompiani stessa, dall'ex ministro alla cultura Giovanna Melandri, dalla cantante Noemi, dai suoi studenti e da migliaia di lettori. Stamattina il ricordo di Matteo Renzi, di Dario Franceschini e di Le Monde che lo definisce un genio universale come il rinascimentale Pico della Mirandola..