È ancora giallo sulla morte di Giulio Regeni, giovane che si trovava a Il Cairo il cui corpo è stato ritrovato in un fosso con evidenti segni di tortura. Intanto, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti, mentre il premier Matteo Renzi ha sentito il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per chiederne il corpo e avere massima disponibilità affinché nostri rappresentanti seguano da vicino le indagini, al fine di trovare i responsabili di questo atroce omicidio.

Giulio era dottorando alla Cambridge University con una laurea conseguita a Oxford ed era appassionato di Medio Oriente.

Collaborava con Il Manifesto

In Egitto scriveva articoli sotto anonimato per Il Manifesto, sul mondo del lavoro e sui sindacati egiziani. La scelta di usare lo pseudonimo era dovuta a motivi di incolumità e sicurezza, probabilmente anche per proteggere le sue stesse fonti. Il giornale ha deciso di pubblicare il suo ultimo articolo, utilizzando proprio la sua firma, malgrado i genitori fossero contrari. Il quotidiano ha giustificato la scelta col fatto che ormai i presupposti legati alla sicurezza siano stati tragicamente annullati dai fatti.

Ecco cosa scriveva nel suo ultimo articolo.

Il suo ultimo articolo

Il suo articolo è accompagnato da un editoriale di Tommaso Di Francesco, che spiega quanto Giulio Regeni temesse per la sua incolumità. Il giovane denunciava il fatto che Sisi abbia ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del Paese e quanto l'Egitto si trovi all'ultimo posto per la libertà di stampa. Ma scrive anche di come i Sindacati non demordano nel far sentire la propria voce; di fatti si era svolto un vibrante incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws), tra i punti di riferimento del sindacalismo indipendente egiziano. Una riunione straordinaria e molto partecipata, giacché il tema di discussione era una circolare del consiglio dei ministri egiziano che raccomanda una stretta collaborazione tra il governo e il sindacato ufficiale Etuf, avente però lo scopo esplicito di contrastare il ruolo dei sindacati indipendenti e disinnescare il potere dei lavoratori.

Ma l'alta partecipazione alla riunione fa capire quanto il sindacalismo indipendente sia ancora molto attivo in Egitto.

Speriamo che sia fatta luce su questo caso. Dai suoi articoli molto coraggiosi si denota quanto fosse scomodo per l'establishment egiziano.