La guerra all'ISIS prosegue senza sosta: in Iraq, in Siria, in Libia. Negli ultimi anni i jihadisti sono diventati estremamente potenti, avendo approfittato delle profonde fratture politiche che attraversano il Medio Oriente. Hanno assunto il controllo di importanti zone petrolifere e città, come quella di Fallujah, a poco più di 65 chilometri dalla capitale irachena Baghdad.

Nonostante sia respinto militarmente su più fronti, il Califfato continua a mantenere sotto il proprio giogo centinaia di migliaia di persone, situazione che deve farci ragionare sul fatto che, seppure stiamo ricevendo notizie di un loro indebolimento finanziario, i jihadisti sono tutt'altro che sconfitti. A dare il suo apporto, sostenendo le truppe del governo iracheno, è sceso in campo anche "Rambo". No, non quello americano: questo è arabo e all'apparenza risulta anche più temibile.

Il Rambo iracheno: Abu Azrael

Ayyub Faleh al-Rubaie è conosciuto come Abu Azrael, il cui significato è "Padre di Azrael", che nell'Islam è identificato come l'angelo della morte.

Ma noi in Occidente, che ovviamente non vogliamo mai essere banali, l'abbiamo immediatamente rinominato "Rambo". Sia in Medio Oriente che nel resto del mondo, è salito agli onori della cronaca per essere considerato unanimemente come il "peggior incubo dell'ISIS".

Già famoso in Iraq per aver combattuto durante l'invasione statunitense al fianco del gruppo paramilitare Moqtada al Sadr, ha recentemente acquisito ulteriore popolarità grazie ai social network, dove può contare su oltre 50.000 followers a cui offre assaggi e scorci della guerra in corso contro i jihadisti, imbracciando armi pesanti e spesso deridendo gli avversari del Califfato.

Alcuni giorni fa Abu Azrael si è rifatto vivo, salutando il mondo attraverso un video su YouTube.

La sua presenza online serve anche a ricordare che è ancora integro e che continua a dare la caccia ai terroristi. Essendo diventato una specie di star, l'ISIS ha infatti più volte tentato di pubblicizzare la morte del "Rambo" iracheno attraverso i suoi canali, affermando di averlo ucciso in combattimento.

In un'intervista rilasciata ad alcuni reporter di "AFP" circa un anno fa, Azrael affermò: "Giuro su Dio che non avrò nessuna pietà per loro. Non ho mai avuto alcuna clemenza nei confronti dell'ISIS". Il combattente iracheno è pienamente consapevole dei rischi che corre, ed è disposto a morire pur di scacciare il Califfato dall'Iraq.

Perché è importante la battaglia di Fallujah

L'ISIS controlla da oltre due anni Fallujah, la seconda città per grandezza in Iraq e bastione secondario dei jihadisti dopo Mosul, che si trova più a nord.

Ciò che rende l'occupazione di Fallujah una minaccia seria, è la sua estrema vicinanza a Baghdad, e questa rappresenta una chiara sfida nei confronti della sovranità del governo iracheno.

Per questo motivo le istituzioni stanno dando fondo a tutte le risorse a loro disposizione per riconquistarla: oltre alle truppe governative sciite e alle forze antiterrorismo, sono stati reclutati anche combattenti appartenenti alle varie tribù irachene locali. L'eventuale conquista della città rappresenterebbe un duro colpo per l'ISIS, che si vedrebbe costretto a ritirarsi definitivamente verso la sua roccaforte di Mosul, mentre l'esercito iracheno potrebbe concentrarsi maggiormente sul nord del paese. 

Va anche considerato che la città di Fallujah è abitata prevalentemente da sunniti, in Iraq una minoranza piuttosto incline a chiedere maggiori poteri politici.

Ricordiamo che quello iracheno è ancora uno Stato in costruzione e, soprattutto, ha bisogno di risolvere i suoi contrasti etnici interni. 

Circa una settimana fa, le truppe irachene sono riuscite ad entrare in città, forti del supporto aereo della coalizione internazionale. Stando agli aggiornamenti più recenti, la battaglia in città prosegue, e sembra che l'ISIS presto sarà costretto a ritirarsi. Se davvero ciò accadesse, ai jihadisti rimarrebbe un'ultima importante roccaforte in Iraq: Mosul.