Il 22 luglio 1994 un giovane Yahya Jammeh prendeva parte, da protagonista, ad un golpe militare diretto a spodestare dal potere l'inamovibile Dawda Jawara, l'allora presidente del Gambia in carica da oltre vent'anni.
Le ragioni che spinsero una buona fetta dell'esercito a sollevarsi contro Jawara erano espresse dalle accuse di corruzione, rivolte alle istituzioni al potere, e dalle ripetute denunce dell'assenza di ogni forma di democrazia all'interno del paese.
Cavalcando la generale voglia di cambiamento della popolazione, Jammeh riuscì a farsi eleggere in qualità di presidente nel settembre 1996 dopo aver fondato il partito dell'Alleanza Patriottica per il Riorientamento e la Costruzione, anche se molte furono le accuse di brogli elettorali.
Di fatto, da vent'anni il Colonnello detiene il potere. E' vero che è sempre stato rieletto dal popolo per ben quattro volte, ma in più occasioni durante la campagna elettorale sono trapelate storie di intimidazioni e repressioni che lasciano il forte dubbio sulla democraticità di ogni elezione.
Inoltre, Jammeh ha assunto le sembianze del classico politico-militare poco disposto a considerare certe problematiche: nel 2008, per esempio, Gambia News riportò come il presidente volesse introdurre una legislazione ferrea nei confronti degli omosessuali; Jammeh sembra abbia affermato anche che avrebbe "tagliato la testa" ad ogni gay presente nel paese. Tra le tante altre cose, ha dichiarato che avrebbe curato l'HIV attraverso dei trattamenti specifici con erbe naturali e che avrebbe governato per un miliardo di anni, se Allah l'avesse voluto.
Le elezioni del 1 dicembre 2016
Poco più di una settimana fa si sono tenute le elezioni presidenziali, che vedevano confrontarsi Jammeh e Adama Barrow, membro del Partito Democratico Unito. Proprio quest'ultimo è riuscito ad ottenere la maggioranza dei voti, fatto per cui lo stesso presidente uscente si è congratulato con il suo avversario in diretta televisiva, lasciando intendere che avrebbe presto lasciato la poltrona.
Ma a quanto pare le cose sono rapidamente cambiate: come riporta la CNN, infatti, Jammeh oggi ha dichiarato che "Annuncio il mio totale rifiuto dei risultati elettorali, le elezioni non sono valide". Il presidente sconfitto ha poi aggiunto: "Dobbiamo tornare al voto perché voglio essere sicuro che ogni cittadino abbia votato sotto una commissione elettorale e indipendente, neutrale e libera da ogni influenza straniera".
In effetti ci sarebbero stati degli errori di attribuzione dei voti poiché, come riporta The Post Internazionale, al ballottaggio Barrow aveva conseguito il 45% dei voti mentre Jammeh il 36%, ma pochi giorni dopo la commissione elettorale ha aggiustato i dati riducendo il vantaggio iniziale da nove a quattro punti percentuali, dato che i voti di una circoscrizione erano stati attribuiti per errore a Barrow.
La situazione, al momento, è questa. Sebbene non ci siano stati proteste in Gambia, il contesto non lascia presagire nulla di buono, soprattutto perché da queste parti si può facilmente degenerare in scontri armati tra vertici del potere e partiti di opposizione.
Human Rights Watch e USA preoccupati
Immediate le esternazioni dei gruppi in favore dei diritti umani, che in questi anni hanno descritto il regime di Jammeh come "abusivo", con centinaia di prigionieri politici rinchiusi nelle celle di stato. Anche gli Stati Uniti si sono fatti sentire: il Dipartimento di Stato statunitense ha infatti dichiarato che "Quest'azione è una violazione riprovevole e inaccettabile nei confronti della popolazione gambiana ed un egregio tentativo di minare un credibile processo elettorale, rimanendo al potere illegittimamente".