Il momento di scoramento, espresso dal segretario di Stato, John Kerry, in un incontro privato poi passato alla stampa in maniera "clandestina", è già passato e Washington ha dato atto alle sue contromosse. Lo snervante braccio di ferro con la Russia prosegue, gli Stati Uniti non intendono più sottostare ai "diktat" di Vladimir Putin e, pertanto, ogni tentativo di negoziato è stato rigettato.
Per l'amministrazione Obama, il governo di Damasco spalleggiato da Mosca ha violato la tregua e si è reso responsabile dell'uccisione di civili. In merito alle accuse del Cremlino, di non aver rispettato gli accordi di Ginevra relativamente al punto di "isolare" le milizie jihadiste dell'ex Fronte Al Nusra (che oggi si chiama Fatah al Sham, ndr) dai ribelli moderati, il Pentagono risponde in maniera diretta. Ieri un drone statunitense ha ucciso pezzo da novanta delle forze ex qaediste siriane.
Morti misteriose tra le milizie dell'ex Fronte Al Nusra
Il jihadista ucciso è Abu Farah al-Masri, qaedista egiziano della vecchia guardia.
Si tratta del terzo esponente di spicco di Fatah al Sham che cade in meno di un mese: ai primi di settembre era toccato al comandante Abu Omar Saraqeb, vittima di un raid aereo, mentre qualche settimana dopo era stato ucciso in un attentato, con una bomba piazzata sulla sua auto, il dirigente militare Jisr al-Shoukur. In entrambi i casi c'è il sospetto di una cospirazione all'interno dell'organizzazione: il distacco da Al Qaeda, infatti, sarebbe stato "pilotato" dal governo del Qatar nel tentativo di dare ad Al Nusra - che oggi costituisce lo zoccolo duro del fronte anti-Assad in Siria - un'immagine diversa rispetto a quella che resta tra le organizzazioni terroristiche più pericolose del mondo.
Il numero uno di Fatah al Sham è Abu Mohamed al-Julani la cui leadership non sarebbe in discussione ma è probabile che chi ha ispirato la scissione da Al Qaeda stia ora proseguendo a "ripulire" le milizie jiahdiste che combattono contro Bashar al-Assad dai soggetti più estremisti. Tornando alla morte di al-Masri, gli Stati Uniti dimostrano in questo modo alla Russia ed al mondo di rispettare quanto stabilito oltre un mese fa nel corso del summit Kerry-Lavrov e colpiscono le milizie estremiste in maniera "mirata". In realtà Washington sa benissimo che attaccare in maniera diretta Fatah al Sham equivale a consegnare Aleppo all'esercito di Assad, è evidente che in Siria non esistono ribelli moderati e, se ci sono, rappresentano una sparuta minoranza.
Non sono sicuramente "moderati" gli ex qaedisti, così come le milizie filoturche dell'Esercito Siriano Libero. L'unica forza affidabile e realmente utile nella lotta all'Isis (che sembra decisamente passata in secondo piano, ndr) era il Fronte Democratico Siriano a maggioranza curda, ormai tagliato fuori dall'intervento militare diretto della Turchia.
La rottura con Mosca
Quasi contemporaneamente al raid che ha ucciso al-Masri, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato di aver rotto qualunque negoziato con la Russia. "Damasco e Mosca si sono resi colpevoli di attacchi in zone civili - ha sentenziato il portavoce John Kirby - ed in queste condizioni qualunque dialogo è impossibile". C'è di più, perché il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha annunciato che l'amministrazione Obama valuterà una serie di opzioni tra le quali non sono escluse nuove sanzioni nei confronti del Cremlino.
"La nostra pazienza è finita", ha seccamente dichiarato. La risposta di Mosca non si è fatta attendere. "La decisione di Washigton ci rammarica - ha detto Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri - ma gli Stati Uniti non solo non hanno rispettato gli accordi sui quali abbiamo lavorato insieme, ma ora cercano di scaricare le loro colpe su altri". Dal crollo del comunismo ad oggi, la tensione tra Stati Uniti e Russia non è mai stata così alta e determinati "incontri ravvicinati" nei cieli della Siria tra velivoli delle due superpotenze lasciano inevitabilmente col fiato sospeso.