Tante conferme, qualche sorpresa e alcune cocenti delusioni nel variegato panorama dell'atletica leggera alle Olimpiadi di Parigi 2024. Per alcuni le aspettative erano altissime, Noah Lyles puntava a tre medaglie d'oro ma ne ha vinta una, anche se c'è l'alibi di aver contratto il covid. La velocità giamaicana ha disputato un'olimpiade disastrosa, ma in campo femminile gli infortuni hanno tolto di mezzo le atlete più forti. Delusione Italia perché le aspettative erano altissime: qualcuno come Marcell Jacobs e i marciatori Antonella Palmisano e Massimo Stano non sono stati in grado di ripetersi, altri come Gianmarco Tamberi sono stati frenati dalla sfortuna, altri ancora hanno semplicemente deluso.

Duplantis, McLaughlin, Thiam, Kipyegon, Hassan: i top assoluti

Dare un 10 in pagella equivale a definire perfetta la prestazione di un atleta. Non c'erano dubbi sulla medaglia d'oro di Armand Duplantis nel salto con l'asta maschile, ma lo vera sfida dello svedese era ancora una volta contro sé stesso. Così, con il titolo olimpico già in cassaforte, Duplantis è volato a 6.25 facendo segnare il nuovo record mondiale, il nono della sua straordinaria carriera.

Parigi 2024 è stata anche l'Olimpiade di Sydney McLaughlin-Levrone. L'ostacolista statunitense è tornata a gareggiare quest'anno dopo l'infortunio che le aveva impedito di prendere parte ai Mondiali di Budapest e lo scorso 30 giugno nel corso dei Trials olimpici ha portato il record del mondo dei 400 ostacoli al femminile al tempo di 50”65.

Grande favorita anche in presenza di avversarie molto competitive, prima tra tutte l'olandese Femke Bol, non si è accontentata di stravincere la finale ma ha migliorato il record mondiale portandolo a 50”37.

Diamo 10 e sarebbe anche il caso di aggiungere una lode a Nafissatou Thiam che a Parigi ha messo al collo il suo terzo oro olimpico di fila dopo quelli di Rio 2016 e Tokyo 2020, non era mai accaduto nella storia dell'eptathlon.

Per la multiplista belga che compirà 30 anni il prossimo 19 agosto è un risultato incredibile.

Il quarto 10 di questa carrellata non possiamo che assegnarlo a Faith Kipyegon, anche lei cala un tris da leggenda e per la terza edizione dei Giochi consecutiva vince il titolo femminile dei 1500. Per la mezzofondista keniana anche un argento 'tumultuoso' sui 5000 metri.

Infine Sifan Hassan, la poliedrica atleta olandese che aveva fatto la doppietta 5000-10000 a Tokyo e sulle stesse distanze si deve accontentare del bronzo a Parigi. Ma l'ultimo giorno ha fatto sua la maratona femminile con tanto di record olimpico ed entra decisamente nella storia, perché solo Emil Zatopek (anche se nella stessa edizione dei Giochi, Helsinki 1952) aveva vinto su tutte le distanze più lunghe. Da evidenziare che l'ultima volta che qualcuno ha disputato 5000, 10000 e maratona nella stessa olimpiade è stato ai Giochi di Los Angeles 1984, 40 anni fa.

Le imprese di Stona, Hocker, Julien Alfred e il ruggito del 'leone d'Africa'

Tutti i medagliati olimpici meritano voti altissimi ma non li citeremo tutti, sperando di non fare torto a nessuno.

Elencheremo prestazioni che ci hanno particolarmente colpito, per un motivo o per un altro e alcune più di altre. Il caso specifico è quello di Rojé Stona, oro nel disco con tanto di record olimpico e primo giamaicano a vincere una disciplina di lancio. Il discobolo caraibico a cui diamo 9 in pagella veniva considerato un outsider così come non avevano i favori del pronostico Julien Alfred nei 100 metri femminili e Cole Hocker nei 1500 maschili. La velocista di Saint Lucia ha battuto la favorita Sha'Carri Richardson nella specialità più veloce ed ha ottenuto anche l'argento sui 200 metri regalando al piccolo paese caraibico due medaglie assolutamente storiche. Il mezzofondista statunitense con un finale sontuoso ha vinto un inaspettato oro nella sua specialità lasciandosi dietro Josh Kerr e, soprattutto, il favorito Jakob Ingebritsen e realizzando anche il record olimpico.

Meritano tutti 9 al pari della keniana Beatrice Chebet che ha messo a segno la doppietta 5000-10000 in campo femminile e lo stesso voto non possiamo che darlo a un magnifico Letsile Tebogo che vince la medaglia d'oro dei 200 metri, primo atleta africano a riuscire nell'impresa, lasciandosi dietro il favorito Noah Lyles che come tre anni fa a Tokyo si deve accontentare del bronzo. Tebogo che mette al collo anche uno storico argento per il Botswana nella 4x400 e il suo duello con Rai Benjamin nell'ultima frazione è forse il più bello visto in pista allo Stade de France. L'ultimo 9 della nostra serie è proprio per il citato Benjamin, doppio oro per lui nella 4x400 con i compagni della rappresentativa statunitense e sui 400 ostacoli dove batte il norvegese Karsten Warholm, campione olimpico e campione del mondo in carica nonché primatista mondiale.

Cronache di ori annunciati

Adesso una serie di vittorie annunciate nel rispetto dei pronostici che meritano un lusinghiero 8 nel nostro pagellone. Iniziamo con l'ugandese Joshua Cheptegei, 10000 metri maschili vinti con il nuovo record olimpico e col pakistano Arshad Nadeem che si conferma dominatore del giavellotto maschile e fa segnare anche il lui il primato assoluto dei Giochi nella sua disciplina. Altri primati olimpici che premiamo con 8 sono quelli della dominicana Marileidy Paulino nei 400 metri, della bahreinita Winfred Yavi nei 3000 siepi e dell'etiope Tamirat Tola vincitore della maratona maschile. Lo stesso voto lo diamo a diversi altri atleti che erano tutti in odore di medaglia.

Lo statunitense Quincy Hall e il suo connazionale Gran Holloway erano i favoriti dei 400 metri e dei 110 ostacoli e il pronostico è stato rispettato. Stessa cosa per il greco Miltiadis Tentoglou nel salto in lungo maschile e per Gabrielle Thomas nella velocità femminile, vincitrice dei 200 metri e della staffetta 4x100 e capace di capitalizzare l'attenzione (smentendo persistenti quanto sciocchi luoghi comuni) anche con i suoi importanti titoli accademici.

Le speranze parzialmente infrante di Lyles

Non ci siamo dimenticati di Noah Lyles che ha comunque vinto l'oro sui 100 metri, la specialità più veloce e affascinante dell'atletica. Bravo e anche sfortunato, visto che ha contratto il covid e, di conseguenza, ha disputato la finale dei 200 non al top e ha rinunciato alla 4x100.

Non riteniamo di assegnargli più di 7 che è comunque un buon voto, anche perché pur vincendo i 100 non ha dimostrato la sua sbandierata superiorità ottenendo il titolo per pochi millesimi di secondo. Doveva vincere tre ori, chiude con uno. Le domande restano, ad esempio se fosse stato in salute avrebbe potuto battere Tebogo sui 200? Oppure evitare il disastro statunitense nella staffetta? Non abbiamo le risposte.

Non riteniamo, per i medesimi motivi, dare un voto più altro di 7 a Jakob Ingebritsen nonostante la sua splendida affermazione sui 5000 metri. Sull'olimpiade del mezzofondista norvegese pesa davvero tanto la bruciante sconfitta sui 1500 metri maturata praticamente nel tratto finale in cui è finito addirittura fuori dal podio.

Un bel 7 lo diamo anche ad Alysha Newman per motivi sportivi e non solo. A Parigi la 30enne canadese ottiene il bronzo nel salto con l'asta femminile realizzando anche il record nazionale, per cui i risultati agonistici ci sono tutti: è la migliore prestazione della sua carriera e vale una medaglia, ma Alysha riesce addirittura a rubare la scena alla vincitrice Nina Kennedy, quando celebra il suo miglior salto accennando un twerk che manda in visibilio i suoi tantissimi follower delle piattaforme social. Immagine ammiccante e scanzonata che resterà tra le 'cartoline ricordo' di queste Olimpiadi, l'astista nordamericana è un 'personaggio' anche dal là della pedana.

Ultimo 7 alla longevità sportiva di Sandra Perkovic, la veterana croata ha ormai da tempo vinto tutto ciò che c'era da vincere, ma è ancora capace a 34 anni di ottenere un bronzo olimpico nel getto del peso.

Due sufficienze per motivi opposti

Ci sono sufficienze che hanno un valore differente. A volte si raggiungono con le unghie mettendo una pezza a prestazioni precedenti molto deludenti ed è il caso di Andre De Grasse a Parigi. Il campione olimpico di Tokyo sui 200 metri ha bucato le finali di 100 e 200 metri mostrando una condizione approssimativa e poi ha salvato la sua olimpiade trascinando la 4x100 del Canada a un'inattesa medaglia d'oro. Si merita 6 in pagella così come la 4x400 mista degli Usa, ma per motivi opposti. Vernon Norwood, Shamier Little, Bryce Deadmon e Kaylyn Brown realizzano il nuovo record mondiale della specialità in semifinale, si presentano in finale da favoriti assoluti e finiscono per farsi sorprendere dall'Olanda.

Nel loro caso è una sufficienza 'punitiva'.

Le dolenti note

Clamoroso il flop della velocità giamaicana che non viene salvata dall'argento di Kishane Thompson sui 100 metri (a cui diamo sicuramente 7, ma non basta a evitare il naufragio). Deludente Oblique Seville, nessun velocista in finale dei 200 metri così come la 4x100 fuori dalla finale. Dolenti note che proseguono anche in campo femminile con la sola Tia Clayton finalista dei 100 e penultima, nessuna finalista dei 200 e 4x100 soltanto sesta. Pesava come un macigno l'assenza per infortunio di Elaine Thompson-Herah a cui si sono aggiunti anche i problemi fisici che hanno messo fuori gioco Shericka Jackson e Shelly-Ann Fraser-Pryce. Il voto complessivo è 5, ma ancora peggio è andata alla 4x100 Usa che aveva già combinato un disastro in batteria a Tokyo sbagliando i cambi in maniera quasi dilettantistica e ha concesso, suo malgrado, il bis a Parigi: voto 4 e, alla luce di come sono andate le cose, l'assenza di Lyles non può costituire un alibi.

Altra grande delusione, infine, l'Etiopia del mezzofondo che raccoglie soltanto due medaglie d'argento: voto 5.

I voti degli italiani

Non abbiamo dimenticato gli atleti italiani ma è il caso di fare una valutazione a parte. Il volto dell'atletica azzurra alle Olimpiadi di Parigi è quello sorridente di Nadia Battocletti, davvero straordinaria su 5000 e 10000 metri. Sono le specialità che a Roma l'hanno portata sul tetto d'Europa ma erano in tanti a pensare che si sarebbe persa nel mucchio contro le fortissime mezzofondiste africane e la campionessa olimpica in carica Sifan Hassan. Quarta sui 5000 (bronzo per qualche ora con la temporanea squalifica di Faith Kipyegon) e meraviglioso argento sui 10000, seconda soltanto (e non di molto) a Beatrice Chebet. Un'Olimpiade da 8 per la mezzofondista trentina.

Un 7 che sa di promessa lo diamo a Mattia Furlani, splendido bronzo nel salto in lungo maschile e i suoi 19 anni ci lasciano intendere che il futuro può davvero essere roseo. Lo stesso voto a un altro bronzo italiano, stavolta nel salto triplo, ottenuto da Andy Diaz che era alla prima gara con i colori azzurri. Davvero un bel colpo la naturalizzazione del cubano che prima dei Giochi era al secondo posto nel ranking mondiale della sua specialità.

Sufficienza per Marcell Jacobs, non può fare miracoli. Alla fine arriva quinto ma a pochi centesimi dal podio dei 100 metri e fa il suo nella deludente 4x100 italiana. Il velocista bresciano era l'unico europeo all'ultimo atto della specialità più veloce, occorre forse ricordarlo a chi fa molto in fretta a puntare l'indice. Un 6 di stima a Larissa Iapichino che arriva ai piedi del podio del lungo femminile e ci lascia sempre l'impressione che stia per spiccare quel grande salto che, però, finora non è arrivato. Noi attendiamo fiduciosi.

Poi ci sono una serie di dolenti note dalle quali ci aspettavamo sicuramente di più. Lorenzo Simonelli 'buca' la finale dei 110 ostacoli per un banale errore e non può far altro che incolpare sé stesso e lo stesso vale per Leonardo Fabbri nel getto del peso: prestazione sottotono, può fare di meglio e lo sa bene, voto 5 per entrambi.

Stessa valutazione per i nostri marciatori e la nostra 4x100. Nel primo caso Antonella Palmisano e Massimo Stano si sono dimostrati ad anni luce di distanza dalla condizione di Tokyo, mentre la staffetta pur non impressionando in semifinale aveva una grande occasione nell'ultimo atto con la Giamaica fuori e l'ennesimo pasticcio Usa ai cambi. La verità è che, al di là dei recenti successi, il solo Marcell Jacobs non può bastare e ci chiediamo per quale motivo il nostro secondo uomo più veloce, Chituru Ali, sia stato lasciato fuori.

Ci duole dare il voto più basso a Filippo Tortu, ma ormai abbiamo esaurito qualunque giustificazione per le prestazioni del velocista che, ricordiamo, è stato il primo italiano ad abbattere il muro dei 10” sui 100 metri. Gli siamo grati per quella fantastica ultima frazione che ci ha regalato la medaglia d'oro a Tokyo nella 4x100. Ma sono trascorsi tre anni dal Giappone e sei dal record italiano (poi battuto da Marcell Jacobs) e le sue gare positive ad alti livelli si contano sulle dita di una mano. A Parigi è sconcertante sui 200 metri e anche in staffetta, tanto da lasciarci intendere che forse sarebbe stato il caso di lasciarlo fuori: il voto è 4 e, davvero, ci dispiace.

Non possiamo non citare Gianmarco Tamberi, campione olimpico e campione del mondo, fiero quanto divertito e divertente portabandiera alla cerimonia d'apertura. Seri problemi di salute lo hanno messo fuori gioco, ma lui ha voluto comunque essere in pedana nella finale del salto in alto che si era conquistato, anche se consapevole di non poter competere per una medaglia. Il suo saluto dopo aver fallito l'ultimo salto utile è struggente, l'immagine del grande campione che non vuole arrendersi a un destino tornato a giocargli un bruttissimo tiro. Non possiamo giudicare la sua prestazione sportiva che, per motivi abbastanza evidenti, è stata al di sotto delle sue possibilità, ma cuore e spirito olimpico di Gimbo meritano assolutamente 10.