Napoli - Avrebbero chiesto somme di denaro in cambio di posti di lavoro nell'Esercito o nella polizia penitenziaria, millantando rapporti di amicizia con ufficiali e persone in grado di interferire sull'esito dei concorsi: ora sono stati raggiunti da misura restrittiva della libertà personale e dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e di millantato credito.

Si tratta di un ufficiale superiore del Comando logistico sud di Napoli, della moglie e del fratello del militare che avrebbero agito in concorso con tre agenti della polizia penitenziaria. Secondo il rapporto 2016 di Transparency international, il nostro Paese è al 61° posto della classifica mondiale della corruzione.

L'indagine è stata condotta dalla Procura della Repubblica del tribunale di Napoli nord, le ordinanze sono state eseguite dal personale della polizia giudiziaria in collaborazione con il gruppo della Guardia di finanza di Aversa. Quattro indagati sono agli arresti domiciliari e due dovranno osservare l'obbligo di presentazione davanti alla polizia giudiziaria.

I casi sospetti sarebbero almeno 24 ed avrebbero fruttato agli indagati circa trecentomila euro. I giudici stanno verificando anche le modalità con le quali giustificavano alle vittime del raggiro il mancato superamento del concorso al fine di evitare le restituzione delle somme percepite.

Sotto osservazione sono finiti i concorsi pubblici organizzati negli anni dal 2012 al 2015 per accedere nei corpi della polizia penitenziaria e della Guardia di finanza. Gli inquirenti pare stiano incrociando tutti gli atti relativi ad altre pratiche terminate con il mancato superamento delle prove o con la dichiarazione di idoneità dei partecipanti che potrebbero essere legate al meccanismo delittuoso messo in campo dagli indagati.

L'inchiesta potrebbe essere destinata ad allargarsi, anche perché la Procura del capoluogo partenopeo avrebbe acquisito una gran quantità di documenti. Sono ben 13 gli agenti di Polizia arrestati a seguito di una indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Nola. Nelle prossime ore si attendono gli interrogatori di garanzia, al termine dei quali la magistratura inquirente deciderà se confermare le misure cautelari oppure restituire la piena libertà per essere venuto meno il pericolo di inquinamento delle prove.