Una volta erano gli squatter che occupavano abusivamente i centri sociali. Poi sono venuti i No Tav che si opponevano al treno ad Alta Velocità Torino-Lione. Molti di loro loro sono stati condannati come terroristi per gli attentati contro i cantieri in Valsusa. Non tutti erano e sono violenti come lo furono gli autonomi che caricavano i cortei pacifisti o come i black block che avevano destato allarme al G7 finanziario barese.
Sono comunque antagonisti delle istituzioni pubbliche.
L'attacco alle istituzioni
L'altro ieri gli anarco-insurresionalisti hanno mandato al Tribunale di Torino due pacchi bomba, diretti ai magistrati di punta nelle indagini contro di loro, Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna. Non è la prima volta che succede: più di 15 anni fa gli squatter si sono scagliati contro il Palazzo di Giustizia, ancora in costruzione. Sono stati condannati per il reato di devastazione, indagati dal pm Giuseppe Ferrando, ora capo della Procura di Ivrea. Un altro pacco bomba era stato recapitato al procuratore aggiunto Maurizio Laudi e uno ai vigili urbani di San Salvario.
Per fortuna non sono esplosi, ma erano già arrivati negli uffici.
Preoccupa il ritorno dell'estremismo
Preoccupa, però, il ritorno della violenza estremistica in un momento molto teso per la città, dopo i fatti di piazza San Carlo e il relativo inasprimento delle misure di prevenzione e sicurezza. Come sempre, del terrorismo si occupa la Digos, il dipartimento della Polizia di Stato che opera nelle investigazioni speciali. Al vaglio degli inquirenti c'è un documento in cui di parla di una nuova strategia insurrezionale, attraverso l'unione delle varie anime del movimento antagonistico.
Inviti alla sovversione
In esso si invita esplicitamente alla sovversione, diffondendo l'appello su Internet. Si dice che il documento sia il frutto di un ciclo di incontri al termine dei quali i partecipanti hanno deciso di inneggiare a un "giugno pericoloso".
Tornano, così, i fantasmi della violenze al G8 di Genova, con gli incidenti del luglio 2001. Gli antagonisti ora lanciano l'invito a non disperdersi in tanti gruppuscoli nell'offensiva contro il nemico comune, ma di sfruttare appieno la propria tensione aggressiva e ideologica.
Una precedente protesta
Il giorno della Festa della Repubblica, esponenti di questa galassia avevano occupato l'ex zoo del parco Michelotti, un bel posto in riva al Po, dove era solito passeggiare il filosofo Friederik Nietzsche. Se ne sono andati lunedì mattina, ma nessuno ci ha fatto caso, perché l'attenzione è andata agli incidenti di piazza San Carlo. Delusi dallo scarso eco della loro iniziativa, gli antagonisti hanno desistito, dopo un weekend di concerti, dj set, cene, dibattiti e conferenze sul tema dell'antimilitarismo.
Giornate di solidarietà con il movimento sardo
Sono state giornate di solidarietà con gli antimilitaristi sardi che si battono contro i poligoni di tiro sull'isola e con i pescatori danneggiati dall'esercitazione militare Mare aperto. Gli anitmilitaristi sardi sono da mesi nel mirino delle forze dell'ordine che hanno sequestrato materiale informatico pericoloso e indagato alcuni degli attivisti isolani. L'altro fronte di solidarietà era con il popolo siriano dove incombe la minaccia dell'Isis e dell'espansionismo del governo turco di Erdogan, definito fascista dagli occupanti dell'ex zoo. Al Parco Michelotti di nuovo sono interventi gli agenti della Digos che non hanno mai perso di vista gli spostamenti degli occupanti che poi sono scesi anche in piazza a manifestare.
La memoria di Gezi Park
Una casuale coincidenza ha voluto che proprio la settimana scorsa si sia svolto, per i Martedì dell'Unione industriale, l'incontro tra l'inviata in Turchia della Stampa, la giovane giornalista Marta Ottaviani, e l'ex ambasciatore italiano ad Ankara, Gianpaolo Scarante sulla Turchia di Erdogan. La Ottaviani ha fatto un eloquente confronto tra le confuse occupazioni di protesta di luoghi pubblici italiani e l'occupazione, un lustro fa, di Gezi Park, a Istanbul contro la costruzione di un centro commerciale che poi si è estesa tutto il Paese. È stato un grande movimento democratico, pacifista e unificante. In questi giorni ricorre il suo quarto anniversario, ma Erdogan ha attaccato il principale partito di opposizione, che l'organizzò.