Gli amici di sempre indossavano magliette nere in segno di lutto. In prima fila, in un dolore composto, la famiglia: mamma Cinzia, papà Luigi e la sorella Sara di 18 anni. Tra commozione e rabbia, in centinaia ieri sera hanno partecipato, nella chiesa gremita della parrocchia di Gesù Buon Pastore a Scandicci (Firenze), alla veglia funebre per Niccolò Ciatti, il ragazzo di 22 anni ucciso a calci e pugni in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, da tre ragazzi ceceni.

La rabbia del papà di Niccolò

"La rabbia è tanta. Pensare di avere un figlio di 22 anni sepolto, con questi che tra dieci anni sono fuori, non penso sia giusto", ha detto il papà di Niccolò all'uscita della chiesa. Luigi Ciatti è stato "contentissimo" per la presenza alla veglia funebre dell'intera comunità locale, ma ora vuole che venga fatta giustizia per suo figlio: "Spero che queste belve paghino", ha detto. L'amarezza è tanta, perché due dei tre ragazzi ceceni fermati dalla polizia spagnola, definiti da Ciatti "professionisti della morte", sono già tornati a casa, in Francia, dove vivono avendo chiesto asilo politico.

Per ora hanno solo un obbligo di firma. Solo per l'altro, Rassoul Bissoultanov, 24 enne, il giudice ha convalidato il fermo.

Il genitore della vittima ha detto che andrà a tutte le udienze perché vuole vedere in faccia "quelle bestie". Appena sarà possibile, andrà a recuperare la salma del figlio, ancora in Spagna in attesa dei risultati dell'autopsia, dopodiché il magistrato iberico dovrà dare il nulla osta per la riconsegna ai familiari.

Dalla Spagna, il papà ha portato i pantaloni che il figlio indossava la notte dell'aggressione tra venerdì e sabato, per lui ormai una sorta di reliquia: "Mio figlio voleva un'abitazione tutta per sé, e io vado al cimitero a comprargli una tomba", ha detto straziato Luigi.

La rabbia della famiglia è tanta, anche perché in quella discoteca c'erano solo 9 guardie della sicurezza per 2.000 ragazzi, che non hanno fatto nulla per impedire che accadesse il peggio: "Sono intervenute solo quando mio figlio era già in terra, ma al momento del bisogno non c'era nessuno".

Le parole del sacerdote

Il parroco don Giovanni Paccosi ha comunicato che sono giunti da tutta Italia centinaia di messaggi di solidarietà alla famiglia Ciatti. "Che ingiustizia morire così", ha detto don Giovanni, che ha cercato anche di trovare parole di conforto. Si è affidato al Vangelo e ha richiamato la figura di Maria "che sa cosa vuol dire piangere un figlio".

L'addio della fidanzata Ilaria

Innamoratissimi e felici, stavano insieme da un anno e dovevano andare a convivere al termine dell'estate.

"Non stacchiamoci più", le aveva scritto Niccolò dalla Spagna. E invece Ilaria è corsa nella penisola iberica al capezzale del ragazzo sperando che si risvegliasse, per poi constatarne la morte. Ora vuole che tutti sappiano quanto si amavano. Su Instagram e Facebook ha postato una foto in cui bacia il suo "gigante buono", e ha scritto: "Lotterei con una mano contro tutto il mondo se solo tu mi tenessi l'altra".

La telefonata del ministro Alfano

Ieri pomeriggio il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha telefonato al suo omologo spagnolo, Alfonso Dastis, e ha chiesto di accelerare la procedura per l'invio della salma in Italia. Inoltre ha sottolineato la necessità che i tre ceceni responsabili dell'aggressione violentissima che ha ucciso Niccolò, siano giudicati e condannati.

"La scarcerazione di due dei tre responsabili, ha inquietato l'opinione pubblica italiana", ha detto Alfano. Intanto il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, non potendo il comune costituirsi parte civile, ha chiesto via Facebook che gli italiani facciano sentire la loro voce con messaggi per chiedere giustizia per Niccolò.