Diego Olivieri è il nome di un imprenditore nel settore della concia di pellami di Arzignano che, a partire dal mese di ottobre 2007, per la cronaca e per lo Stato cessa di essere lo stimato uomo d’affari per trasformarsi, secondo le indagini della DIA di Roma e della polizia internazionale, FBI inclusa, in faccendiere veneto del clan mafioso italocanadese dei Rizzuto. Per Olivieri inizia un vero e proprio incubo che lo porterà ad essere incarcerato per un anno e a pagare allo Stato duemila euro, pur risultando palesemente una vittima della cosiddetta mala giustizia.
Le accuse
Insieme a Olivieri, quel giorno di ottobre del 2007, altre 18 persone sono state indagate con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro sporco. Il vicentino, che dopo l’anno passato in carcere è stato assolto con formula piena, non solo non è stato risarcito per ingiusta detenzione, ma è stato costretto a versare nelle casse dello Stato la somma di duemila euro.
Il danno e la beffa, è il caso di dirlo, per un imprenditore assolutamente estraneo ai fatti per i quali è stato incriminato e che ricorda ancora l’irruzione in casa delle forze dell’ordine che lo hanno prelevato per la vicina questura, accennando solo a una partita di cocaina che sarebbe stata spedita dal Sudamerica all’Italia in uno dei container di pellame di Olivieri.
Secondo gli inquirenti l’uomo avrebbe poi smerciato la droga al clan dei Rizzuto, una nota famiglia mafiosa che è a capo del narcotraffico di Montréal.
L’incubo continua
A dispetto dell’assoluzione piena Olivieri è ancora prigioniero di una macchia vergognosa che ha portato il suo nome sulle prime pagine dei quotidiani, minando la sua attività e la sua fama. L’anno trascorso dietro le sbarre, con la coscienza di essere una delle tante vittime della mala giustizia, ha poi reso quella macchia indelebile.
Olivieri ricorda quei dodici mesi come un autentico calvario e anche ora, che è libero e assolto da ogni accusa, afferma che solo grazie alla sua famiglia e ai pochi amici che lo hanno sostenuto, riesce ad affrontare il futuro con più tranquillità.
Ma lo Stato, di quell’anno rubato e del discredito procurato, non risponde.
Olivieri racconterà della sua dolorosa vicenda in un incontro pubblico a Padova questa sera, 26/10, dal titolo "L'uomo da 600 milioni di dollari". Il sessantanovenne ripercorrerà quei dieci anni di incubo, sottolineando l'amarezza provata nei confronti di uno Stato che prima sbaglia e poi non chiede nemmeno scusa.