Capodanno, tempo di festeggiamenti e di immancabili bilanci. Il 2017 è stato un anno controverso, certamente da ricordare per eventi di grande importanza. Sono stati chiusi alcuni capitoli di Storia, ne sono stati aperti altri che proseguiranno nei prossimi mesi. Il 2016 si era concluso all'insegna di una grande paura che attanagliava l'Occidente, un pericolo strisciante come quello del terrorismo internazionale di matrice jihadista.

Il grande fuoco che alimentava questa minaccia è stato spento, restano però tanti piccoli focolai.

Isis, ultimo atto

Il 2017 sarà ricordato come l'anno della fine dell'Isis. Una vita breve, ma intensa quella dello Stato Islamico sorto nel 2014 tra i territori occupati di Iraq e Siria. La guerra al sedicente Califfato ha unito, seppure virtualmente, diversi schieramenti che lo hanno combattuto su vari fronti pur non essendo alleati. In Siria erano tre i fronti aperti contro le milizie islamiste, affrontate a Nord dall'esercito turco e nella parte Nord-Occidentale dal Paese dalla coalizione a guida USA, composta in maggioranza da miliziani curdi, e dall'esercito regolare siriano supportato dalla Russia.

Quest'ultimo ha riconquistato Deir el-Zor, mentre il colpo di martello più forte è stato quello su Raqqa, autentica roccaforte dell'Isis, da parte della coalizione curdo-araba diretta militarmente da Washington. Qualche mese prima l'esercito iracheno aveva espugnato l'altra capitale del califfato, Mosul, liberando di fatto il proprio territorio dalla minaccia degli 'uomini in nero'. Oggi lo Stato Islamico non esiste praticamente più, a parte qualche isolata sacca di resistenza che ha comunque i giorni contati. Il declino dell'Isis, purtroppo, non ha impedito nuovi attentati: i più agghiaccianti sono stati quelli di Alessandria d'Egitto, Manchester e Barcellona, segno che il seme dell'odio e della follia omicida è stato ormai impiantato ed esiste, indipendentemente da quella che era considerata la causa di tutti i mali.

La guerra all'Isis si è conclusa, quella contro il terrorismo continua in Medio Oriente ed in Europa, dove il proselitismo del Califfato ha raccolto purtroppo i suoi frutti velenosi.

Siria: il cammino verso la pace

Insieme all'Isis, il 2017 si porta via anche la sanguinosa guerra civile siriana che in sei anni ha provocato quasi mezzo milione di morti. Il conflitto ha due grandi vincitori: il presidente siriano Bashar al-Assad ed il suo omologo russo Vladimir Putin. Il primo ha rafforzato la sua posizione, nonostante la strage di Khan Sheikhun sembrava ad un certo punto averne messo a rischio il futuro. La verità è che le responsabilità del governo di Damasco sul presunto raid con armi chimiche che ha causato oltre un centiniaio di morti tra gli abitanti della zona non sono mai state provate ed alla fine Assad rimane l'eroe di un popolo che ha combattuto la minaccia jiahdista.

Difficile ipotizzare una Siria senza il suo attuale presidente al quale, probabilmente, sarà concesso di prendere parte alle elezioni politiche che stabiliranno il colore del nuovo esecutivo. Di questo ed altro si parlerà ai prossimo colloqui di pace tra il governo e l'opposizione moderata, la cui tregua regge da oltre un anno. Negoziati che vedono la Russia di Putin, insieme a Turchia ed Iran, nel ruolo di garante.

La crisi coreana

Tra i capitoli del 2017 che resteranno aperti anche nel nuovo anno, il più pericoloso è senza dubbio quello della penisola coreana. L'escalation della tensione tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti ha raggiunto livelli altissimi ed al momento non c'è alcun margine relativo a soluzioni diplomatiche.

Il dittatore di Pyongyang, Kim Jong-un, è riuscito ad imporsi all'attenzione dei media internazionali e da pittoresco personaggio è diventato praticamente il 'nemico pubblico numero uno'. I test missilistici del regime nordcoreano hanno messo in mostra in maniera inequivocabile i progressi del Paese per quanto riguarda la tecnologia bellica e, oltretutto, la crisi coreana ha riportato all'attenzione del mondo una paura che sembrava dimenticata dopo la fine della guerra fredda: quella di un conflitto nucleare. Tra tutte le questioni ancora aperte che il 2018 riceverà in eredità dall'anno vecchio, questa è senza dubbio la più delicata.

Trump, anno primo

Gli eventi appena descritti hanno avuto nel ruolo di attore protagonista il presidente americano Donald Trump.

Il miliardario newyorchese si è insediato alla Casa Bianca lo scorso gennaio, da allora non c'è stato atto da lui sottoscritto e messo in pratica che non abbia fatto discutere e che non abbia messo in mostra la sua assoluta inadeguatezza. Trump sta pagando il duro scotto del noviziato politico, ma le conseguenze di un'amministrazione scriteriata soprattutto a livello internazionale rischiano di pesare oltremodo sul suo Paese. Il 2017 consegna agli annali un'America che non era mai stata così isolata negli ultimi settant'anni di storia: fuori dagli accordi sul clima di Parigi e dal trattato sul nucleare con l'Iran, quest'ultimo era stato senza dubbio il più grosso successo in politica estera di Barack Obama.

Poi è arrivata anche la clamorosa bocciatura dell'ONU relativa al suo colpo di mano filo-israeliano, con il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele. Senza contare l'incognita della crisi coreana; insomma, a conti fatti, si ha l'impressione che gli americani dovranno fare duramente i conti con la loro scelta elettorale del novembre 2016, anche se i detrattori di Trump sperano vivamente che sia definitivamente travolto dallo scandalo Russigate e faccia in qualche modo la fine di Richard Nixon.

Europa, populismi e separatismi

Il 2016 era stato l'anno della marea populista e nazionalista in Europa e la vittoria più clamorosa di questo fronte si era concretizzata nella Brexit, la fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione Europea.

Relativamente al caso specifico, Bruxelles e Londra sono riusciti a trovare una soluzione per rendere questo passaggio il più indolore possibile nei tempi prestabiliti, ma ciò i vertici continentali temevano era l'effetto domino che poteva essere innescato dall'incredibile risultato del referendum britannico. Una delle maggiori preoccupazioni era legata all'ascesa, in alcune nazioni cardine dell'UE come Francia, Germania ed Olanda, delle forze politiche di estrema destra, euroscettiche per vocazione. Le urne elettorali hanno confermato la crescita delle destre, ma pur perdendo qualche seggio è comunque prevalsa nei cittadini la voglia d'Europa Unita. La conferma, anche se tra mille difficoltà per formare il nuovo governo, è quella di Angela Merkel in Germania, mentre l'uomo nuovo è certamente il giovane presidente francese Emmanuel Macron.

Ma il vento separatista soffia con grande veemenza in Spagna, quanto accaduto in Catalogna fa intuire che i movimenti secessionisti hanno ripreso vigore. Al governo di Madrid non è servita a nulla la dura repressione del 'referendum clandestino' sull'indipendenza della Catalogna e lo scioglimento del parlamento di Barcellona: le nuove elezioni catalane hanno visto la vittoria degli indipendentisti ed il rischio è quello di un muro contro muro ad oltranza, a meno che l'esecutivo guidato da Mariano Rajoy non sia disposto finalmente a fare delle concessioni.

L'emergenza migranti: Italia protagonista nel bene e nel male

Con la chiusura della rotta greca, resa possibile dall'accordo tra Unione Europea e Turchia, era prevedibile che l'Italia sarebbe stata al centro dell'emergenza migranti, considerato che è il primo Paese d'approdo nella rotta 'obbligata' che parte dalla Libia ed attraversa il Mar Mediterraneo.

Dal dibattito politico interno, la questione immigrazione ed il ruolo del governo Gentiloni hanno trovato spazio su tutti i media internazionali. C'è un accordo ufficiale che l'esecutivo di Roma ha stretto con il governo libico per affrontare l'emergenza, ma ci sarebbe anche un 'accordo sottobanco' stipulato con alcune milizie armate del Paese nordafricano per fermare sul posto le partenze dei barconi. Il governo ha sempre negato questa seconda via, ma sono in tanti tra gli analisti politici internazionali e gli esperti di immigrazione che lo danno per certo. Il servizio della CNN sul 'mercato degli schiavi' in Libia ha destato scalpore: in tal senso l'approccio alla questione del governo Gentiloni (ormai dimissionario) ha fatto discutere in tutto il mondo, nel bene e nel male.

The Silence Breakers

Infine una questione che è partita dal variopinto mondo di Hollywood e che, in breve, ha scatenato un vero effetto domino con la denuncia di migliaia di donne, negli ambiti più svariati, di molestie, abusi e ricatti sessuali subiti dai colleghi uomini. La miccia è stata accesa dalle accuse di decine di attrici nei confronti del potente produttore Harvey Weinstein. Da quel momento sempre più donne hanno rotto il silenzio, iniziando a raccontare gli abusi subiti nel corso degli anni. Una tempesta che ha investito personaggi famosi, che ha oltrepassato il mondo del cinema e che non si è arrestata in America. In Italia la questione ha diviso l'opinione pubblica, molta gente ha accusato di 'opportunismo' le donne che, a distanza di anni dai fatti contestati, hanno squarciato la coltre del silenzio: tra le più criticate, senza dubbio, l'attrice Asia Argento.

Tra i personaggi finiti sotto accusa, invece, il regista Fausto Brizzi. The Silence Breakers, il movimento #MeToo ha conquistato la copertina del Time come virtuale 'personaggio dell'anno' e c'è da scommettere che farà ancora discutere nel nuovo anno. Ma questa problematica, rispetto alle altre descritte, è davvero vecchia quanto la Storia dell'umanità.