A pochi giorni di distanza dalla morte del capo supremo di "Cosa Nostra" Totò Riina la figlia Maria Concetta rivela pubblicamente i particolari della lunga latitanza del boss, iniziata nel 1969 e terminata con il suo arresto dopo oltre 23 anni, nel gennaio del 1993. La figlia del boss rivela che - a dispetto di quanto si possa immaginare - Riina quando era ricercato "usciva normalmente, senza trucchi ne maschere", e si recava anche in giro per Palermo.
"Quando era necessario uscivamo, per andare a fare la spesa, o in farmacia" racconta Maria Concetta, intervistata da "Le Iene".
La vita del boss durante la latitanza
Riina era una delle persone più ricercate d'Italia, ma nonostante questo riusciva a condurre una esistenza normale. Il capo dei capi, racconta la figlia, durante la latitanza è sempre stato insieme alla sua famiglia. I figli del boss non andavano a scuola, era la madre a fare loro da maestra, poiché la famiglia era costretta a girare di continuo, senza fermarsi mai. "Papà ci diceva che per il lavoro dovevamo spostarci in un altro posto.
Non lo capivamo, eravamo piccoli, ma non percepivamo questo come qualcosa di brutto, tipo che fossimo braccati. Non ci ha mai detto 'dobbiamo scappare' di notte o che dovevamo cambiare aria perché seguiti. Ci diceva solo con calma che dovevamo andarcene. E noi facevamo le valigie e ci spostavamo". Nonostante la latitanza Riina riusciva anche a portare la famiglia al mare per le vacanze, per periodi di una o due settimane.
Nonostante i molti spostamenti fatti dalla famiglia durante gli oltre venti anni di latitanza, non sono mai incappati in posti di blocco delle forze dell'ordine. "Li abbiamo visti ma non ci hanno mai fermato. Siamo stati fortunati per venti anni. Giravamo e non ci fermava nessuno", racconta la figlia di Totò Riina.
La strage di Capaci
Alle domande sulla "strage di Capaci" in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, Maria Concetta risponde che quando i telegiornali dettero la notizia, la sua famiglia era riunita sul divano. "Mio padre non mostrò segni di preoccupazione, ne' di felicità. Era normale come sempre. Ed è una falsità la voce secondo la quale avrebbe stappato una bottiglia di champagne".
Quando le viene chiesta la sua opinione sul padre, la donna rifiuta di prendere le distanze da lui. "Mio padre per me era una persona molto diversa da quella, mostruosa, che vedete voi. E' stato un buon padre. Credo che ci siano delle cose di cui è accusato che non hai mai commesso. Non devo essere io a giudicarlo, sarà Dio a farlo.
Sarà già stato giudicato visto che è venuto a mancare il 17 novembre". Poi ribadisce che secondo lei suo padre è estraneo a certe accuse che gli vengono addebitate: "non ha potuto certo fare tutto quello da solo". E sostiene che suo padre sia stato usato come "parafulmine" per addebitargli responsabilità che altrimenti sarebbero ricadute su altri.