I quotidiani sportivi non sono sempre formati da vittorie e sconfitte, ne sono un esempio i giornali veronesi di oggi, i quali riportano in prima pagina la vicenda dello scorso novembre, quando un gruppo di tifosi del Napoli durante la trasferta della loro squadra a Verona ha sequestrato in un bar alcuni tifosi della squadra rivale. 35 denunce sono state formulate dalla polizia scaligera che è riuscita ad identificare tutti i membri del gruppo campano, grazie all’aiuto delle vittime del bar, i tifosi dell’Hellas.
Dal singolo al gruppo
Un episodio che richiama molto le famose vicende britanniche degli Hooligans, i tifosi inglesi che passarono alla storia per i loro modi violenti e impulsivi. Sotto quest’ottica sembrerebbe quasi che la squadra di calcio sia solo una copertura, uno specchio per allodole per mascherare l’intento violento dei tifosi, e c’è un fondo di verità in queste parole per alcuni casi isolati, tuttavia la maggior parte dei membri di un gruppo del genere non avrebbe mai nessuno comportamento del genere in altre circostanza: perché in gruppo, delle persone tendenzialmente normali si comportano così?
Cosa succede affinché dei tifosi qualunque diventino dei delinquenti?
La psicologia delle folle
Per trovare una risposta bisogna indagare le dinamiche relazionali del gruppo e della folla, argomento molto dibattuto già dai primi del XX secolo, con LeBon e Freud che approfondivano il discorso pubblicando alcuni dei primi volumi di psicologia moderna. Già secondo i pionieri della disciplina, la massa esercita un’influenza sulle singole persone, le quali si sentono svestite dei loro doveri e delle loro responsabilità, e tendono a conformarsi verso un pensiero comune, violento ed impulsivo. Si verifica proprio un fenomeno di spersonalizzazione, perdita dell’identità, dell’io, verso una coscienza collettiva di puro istinto: la folla non interagisce con l’ambiente come una persona normale, al contrario non si sente responsabile del proprio operato e libera l’indole umana repressa dell’impulsività e della violenza.
La folla potrebbe essere metaforicamente descritta come un bambino, scrive Freud, dominato degli istinti basici dell’animo. Spesso a capo della folla sta un leader, l’unica figura in grado di domare il gruppo, il quale non può pienamente controllare lo spirito collettivo, tuttavia può orientarlo verso un obbiettivo, dando al gruppo uno sfogo, un bersaglio, solo così è possibile gestire il gruppo; inutile dire che, qualora le intenzioni del leader fosse nocive o maligne, la folla avrebbe pane per i suoi denti.