I cittadini romani, non certo esempio di civiltà e pulizia, sono ormai esasperati. A Roma, infatti, non c’è solo l’emergenza trasporti (Atac), quella della raccolta rifiuti (Ama), delle buche e della sicurezza. La città è letteralmente coperta di rifiuti, non solo vicino ai vetusti e sporchi cassonetti, perché preda di bande di rom (quelli che i romani chiamano da sempre ‘zingari’) che rovistano indisturbati tra i rifiuti in cerca di materiale riciclabile, gettando tutto il resto a terra, soprattutto nelle aree verdi.
Per non parlare di intere famiglie di sbandati che bivaccano sui prati, lordano le panchine e non hanno alcun rispetto per il bene comune. Questa è la Roma del 2018, anche se adesso pare che la giunta M5S guidata da Virginia Raggi si sia finalmente decisa a fare qualcosa per arrivare a chiudere i campi rom, cacciando dalla Capitale tutti gli ‘zingari’ che non possiedono nazionalità italiana. Ma vediamo nel dettaglio il piano del Campidoglio.
Fuori da Roma i rom non italiani
A spiegare all’Agenzia di stampa Adn Kronos i particolari del piano della giunta Raggi per giungere in tempi brevi alla chiusura definitiva di quegli immondezzai a cielo aperto chiamati campi rom, è Marco Cardilli, delegato alla Sicurezza del Campidoglio.
Cardilli spiega che il piano per superare il sistema dei campi verrà presto integrato da una delibera comunale che permetterà di ricorrere anche al rimpatrio assistito (Cardilli non pronuncia però la parola ‘forzato’) di tutti quegli ‘zingari’ che non possiedono nazionalità italiana. Non si parla, dunque, di una deportazione di massa, ma di un sistema che, nei desideri dello staff della Raggi, dovrebbe favorire la partenza da Roma di migliaia di persone considerate sgradite dai cittadini.
I campi rom interessati e i particolari del piano
Secondo quanto emerso finora, i campi rom interessati dal provvedimento dovrebbero essere soprattutto quelli di La Barbuta, La Monachina e il cosiddetto Camping River (quest’ultimo ufficialmente chiuso, ma abitato ancora da centinaia di persone).
Come accennato sopra, non si tratterà comunque di rimpatri forzati, ma di una sorta di ‘atto volontario’ compiuto dalle famiglie che non riescono ad integrarsi nel nostro paese. Insomma, tutto dovrebbe svolgersi secondo i quattro obiettivi stabiliti dalle direttive Ue: scolarizzazione, formazione, diritto all’abitare e alla salute. Nessuna deriva nazista o razzista, come invece sostiene l’Associazione Nazione Rom che, come riporta il Fatto Quotidiano, ha come obiettivo quello di opporsi al piano rom di Virginia Raggi.