Tutti sappiamo di come Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, abbia sfruttato, tramite la società britannica Cambridge Analytica, i dati personali di svariati milioni di utenti della sua piattaforma come fonte di lucro, infatti queste informazioni che Zuckerberg ha venduto a terzi sono state usate da diverse aziende per fornire dei cookie, pubblicità specifiche basate sulle ricerche precedentemente effettuate su Google o altri motori di ricerca, mirati ai vari utenti.

Oltre ai cookie però è probabile che questi dati siano stati usati per influenzare l’opinione pubblica durante le elezioni americane del 2016.

Innanzitutto è importante specificare che, oltre alla testimonianza che Zuckerberg ha fornito al senato degli Stati Uniti il 10 aprile scorso, ieri il CEO di Facebook è stato ricevuto dall'europarlamento per la discussione del problema della privacy su suolo europeo infatti solo pochi giorni fa è entrata in vigore una nuova normativa a favore della protezione dei dati personali. Durante il colloquio è stato grande spazio alle domande riguardanti l’influenza di Facebook sulle elezioni in quanto tra il 2018 e il 2019 in Europa ce ne saranno numerose, Mark ha fatto del suo meglio per rispondere a tono alle domande degli eurodeputati concludendo che si impegnerà personalmente affinché Facebook non abbia interferenze nelle vicende politiche del continente essendo questa "la sua massima priorità al momento".

La manipolazione tramite i social

Com’è possibile che tramite semplici annunci e pubblicità l’opinione di una persona possa essere così facilmente influenzata? Ebbene la ricerca nel campo della manipolazione via social network vede come pionieri Michal Kosinski e David Stillwell dell’università di Cambridge. I due ricercatori, tramite un’apposita app, MyPersonality, che mediante la somministrazione di “test della personalità” è in grado di raccogliere dati specifici sulle preferenze di una persona ed quindi in grado di sviluppare dettagliati profili psicologici suddivisibili in 5 grandi categorie (secondo la teoria psicologica dei “big five”). Cambridge Analityca sfruttando i classici test che spesso Facebook propone ai suoi utenti, come “Qual è la tua personalità?” oppure “che attore di Hollywood saresti?”, ha correlato i dato dei profili sviluppati a informazioni riguardanti l’orientamento politico di una persona, informazioni ottenute dai “like” lasciati alle varie pagine, e proponendo pubblicità o immagini specifiche basate sui risultati dei test.

In altre parole due diverse persone che, durante la campagna elettorale del 2016, si trovavano ad usare Facebook avrebbero avuto di fronte due diverse immagini, o due diversi messaggi a favore di Trump in base ai risultati dei loro test. Per esempio un utente che durante il test ha fornito risposte che indicano in modello familiare rigoroso e valori quali autodisciplina e duro lavoro, avrà visto su Facebook messaggi diretti che hanno la paura, del cambiamento o dello “straniero”, come leva principale e che consentono una comunicazione chiara e soluzioni ai problemi molto semplici. È difficile dire se questa complessa strategia di manipolazione sia effettivamente così efficace, ma è possibile ipotizzare che su utenti con opinione incerta la campagna di Facebook abbia avuto un forte impatto positivo.