L'"Hiv non esiste". Sono queste le parole di un uomo arrestato stamane per aver attaccato l'Hiv alla sua compagna. Claudio Pinti, 36 anni, residente in provincia di Ancona è sieropositivo da 11 anni ed ha trasmesso intenzionalmente il virus dell'Hiv attraverso rapporti sessuali non protetti. Non aveva informato la sua partner del suo stato di salute, proprio con l'intenzione di contagiarla.
Una vicenda che ricorda il caso di Valentino Talluto, sieropositivo di Roma, che ha contagiato 54 partner chiedendo loro rapporti sessuali non protetti dal preservativo.
Ciò che, inoltre, accomuna questo nuovo caso al precedente è che la donna che ha sporto denuncia non è probabilmente l'unica ad essere stata infettata. Claudio Pinti, di professione autotrasportatore, avrebbe avuto rapporti non protetti con circa 200 persone disseminate in tutta Italia. Al momento dell'arresto avrebbe detto alla polizia: "L'Hiv non esiste".
La portata del fenomeno
I dati italiani sull'epidemiologia di Hiv fanno rabbrividire.
Ogni giorno, nel Belpaese, 11 persone scoprono di aver contratto il virus. In Ue, siamo ai primi posti per quanto riguarda il numero dei contagi, delle terapie tardive e per quanto riguarda il numero delle persone che vivono con la sieropositività (130.000 persone). Il recente caso va oltre l'ignoranza in campo medico-sessuale - di cui abbiamo molto da imparare in Italia vista ancora l'assenza di programmi educativi in tema di sessualità - e segna l'ennesimo caso, nel nostro paese, di infezioni volontarie con il virus dell'Hiv.
Altri casi di 'untori' italiani
Valentino Talluto, il trentenne di Acilia è il caso più noto. In dieci anni ha infettato una trentina di partner con rapporti sessuali non protetti fino al giorno prima del suo arresto.
Talluto non solo era consapevole della propria sieropositività ma contagiava le sue vittime, adescate sui social network, attraverso rapporti non protetti. Egli agiva in modo da conquistarsi la fiducia delle ragazze e, una volta ottenuta, con varie scuse induceva le stesse ad accettare ad avere rapporti senza protezioni. La procura romana ha contestato all'uomo circa 57 contagi diretti e indiretti, uno dei quali al feto che portava in grembo una delle sue vittime:il bimbo è poi nato sieropositivo e con una encefalopatia. L'uomo è stato condannato a 24 anni di carcere. Per i giudici non è stata epidemia dolosa motivo per cui la condanna all'ergastolo è stata ridotta.
Claudio Tonoli, cinquantacinque anni, di Brescia.
Sapeva di essere sieropositivo ma pretendeva rapporti non protetti con lo scopo di contagiare i suoi giovani partner. Tra i ragazzi c'erano anche alcuni minorenni, dai 15 ai 18 anni, che si prostituivano. Quando sono scattate le manette, l'uomo ha dichiarato che infettava intenzionalmente i suoi partner per vendetta indiretta verso chi lo aveva contagiato.
Iole Marafini è una donna di Pescara, prostituta di 36 anni. Ha nascosto di essere sieropositiva sia ai clienti che al proprio compagno. La donna è affetta anche da Epatite C. La vicenda è emersa quando è stata arrestata per rapina nel 2017, quando ha minacciato una commerciante cinese di pungerla con una siringa infetta.
Un altro caso riguarda un uomo di 36 anni residente a Olbia.
Non aveva informato il suo compagno della propria sieropositività, pretendendo rapporti non protetti. Quando la vittima attraverso degli accertamenti ha scoperto la drammatica verità, ha denunciato l'uomo. Nel 2017 il Tribunale di Tempio Pausania ha condannato l'"untore" a otto anni di reclusione per lesioni gravissime.
Caso di Pavia è invece quello di un uomo di 46 anni che non solo non aveva informato la moglie di avere l'Hiv, ma deve rispondere anche di maltrattamenti in famiglia. Il contagio sarebbe avvenuto, secondo l'accusa, in un contesto di violenze anche fisiche nell'arco di tempo tra il 2009 e 2014, durante il quale l'uomo imponeva alla moglie rapporti non protetti. Durante la seconda gravidanza, la donna ha scoperto di essere sieropositiva.
Da quel momento non solo ha scoperto che il marito aveva l'Hiv da da prima del matrimonio, ma anche che l'aveva infettata di proposito.
A Brescia un uomo aveva taciuto sulla propria condizione e quando la moglie pulendo il garage scoprì casualmente la verità, l'uomo le impose anche con la minaccia del coltello di continuare ad avere rapporti sessuali con lui. La Cassazione lo ha condannato a 5 anni e quattro mesi di reclusione. Forse troppo pochi, considerando le lesioni gravissime e il reato di violenza sessuale. L’uomo aveva infettato anche la sua ex compagna, mentre la prima donna con la quale era stato sposato è morta, ma non sono note le cause del decesso.
Maurizio Lucini è un caso che ci porta nel lontano 1999 quando un sieropositivo è stato condannato a 14 anni di reclusione per aver cagionato la morte della moglie a causa dell'Aids contratta dopo il contagio tramite rapporti senza profilattico.
Il fatto è avvenuto a Cremona e l'uomo era sieropositivo dal 1986 e sapeva della sua condizione contratta durante uno dei suoi viaggi a scopo sessuale in Sudamerica. Quando la moglie morì, nel 1997, Lucini tentò la fuga in Messico azzerando tutti i suoi conti bancari.