Giusy Pepi è stata ritrovata. La donna, scomparsa il 15 ottobre scorso da un paese in provincia di ragusa è stata al centro di numerosi appelli in televisione. Forse questa fuga potrebbe rivelare luci e ombre sul passato di Giuseppina (Giusy) Pepi, la trentanovenne che aveva fatto perdere le sue tracce.

Il marito della donna, ha sempre parlato di una fuga volontaria. Davanti ai microfoni di alcune trasmissioni televisive, l'uomo ha raccontato di una "fuga amorosa", contribuendo ad alimentare l'onta da parte dei compaesani contro Giusy. Per di più le testimonianze, che riferiscono di averla vista seduta su una panchina con due uomini, non aiutano l'opinione pubblica a provare sentimenti di empatia verso una donna che forse aveva bisogno di aiuto.

Le indagini su presunti maltrattamenti in famiglia

Stando alle testimonianze degli amici, infatti, Giusy subiva maltrattamenti da parte del marito ma anche dei figli. "Piena di lividi": la descrivono così le amiche che hanno visto la donna prima della fuga. A causa di queste dichiarazioni, è stato aperto un fascicolo per indagare sull'esistenza di una storia di abusi domestici contro la donna.

L'onta dei concittadini sui social

Molti compaesani non vogliono sentire ragioni. Una donna, anche se probabilmente vittima di violenza, non abbandona il tetto coniugale scomparendo nel nulla, soprattutto se ha dei figli. Numerosi anche i commenti feroci di chi l'accusa di essere una di facili costumi, un mostro, una madre indegna, una cattiva moglie.

Ad accusarla soprattutto le donne, che, addirittura scrivono che meriterebbe il doppio delle botte da parte del marito e dei figli.

Nessun lavoro, madre di cinque figli, un marito e la residenza in una città del ragusano, la stessa che un paio di anni fa fu al centro delle cronache per una vicenda di caporalato verso giovani donne straniere.

Vittime di abusi anche sessuali, coperti da omertà e giustificati dagli abitanti del paese che, anche in quel caso, esprimevano degli aspri giudizi verso le vittime.

Reazioni assurde che mettono in luce un'Italia maschilista che ancora esercita il victim blaming verso le donne che reagiscono alla violenza domestica. Un atteggiamento che va a pari passo con un'Italia misogina, dove un quarto degli omicidi hanno sono esito di maltrattamenti domestici e hanno come vittime le donne.

Mogli, madri, sorelle, conviventi e fidanzate che non sono riuscite a chiedere aiuto, principalmente per vergogna o paura. Forse per evitare proprio quella onta pubblica pronta ad additarle come cattive donne. Forse Giusy potrebbe aver preferito sparire nel nulla piuttosto che rivelare quei presunti abusi domestici, anche se in paese molti ne erano a conoscenza. Quei troppi che tacevano e che oggi riemergono giudicandola aspramente, perché una donna è stata ritrovata, viva. Viva come poche.