Era arrivato ad inscenare un furto in casa propria per giustificare la morte della consorte, avvenuta lo scorso 26 giugno. Ma la sua versione non ha retto a lungo, date le troppe incongruenze: così le forze dell’ordine sono presto arrivate a scoprire la verità. È stato Arturo Moramarco, 58 anni, macellaio in pensione di Canove di Govone ad uccidere sua moglie, la 53enne Roberta Petrosino, operaia alla Ferrero di Alba.

L’uomo ha confessato il delitto lunedì 6 agosto, durante il suo interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Asti Giorgio Morando ed ora si trova in carcere. Appare chiaro anche il movente dell’omicidio: l’ennesimo litigio tra i due dovuto al vizio per il gioco di Arturo, che avrebbe portato la donna, ormai esasperata, a decidere di lasciare il marito.

Il misterioso furto senza refurtiva in casa della vittima

Il 26 giugno arriva una telefonata al 112: Moramarco dice che ha trovato la moglie ormai priva di vita nel salotto dell’abitazione in cui vivono a Govone, piccola frazione di Alba, nel Cuneese.

Probabilmente, secondo lui, è stata colta da malore dopo aver sorpreso i ladri mentre mettevano a soqquadro la casa.

Fin da subito i carabinieri nutrono dei sospetti sul racconto: appare strano, ad esempio, che i malviventi, dopo essere entrati direttamente dalle finestre o dalle porte dell'appartamento, lasciate aperte, non abbiano portato via nessun oggetto di valore.

Inoltre nelle parole dell’uomo emergono diversi punti poco chiari: dalle immagini delle telecamere che non corrispondono con quanto da lui affermato, fino alle numerose contraddizioni nella descrizione dei fatti, sono molti i dubbi che assalgono i carabinieri di Alba ed il Nucleo investigativo di Cuneo che seguono il caso, coordinati dal pm di Asti Simona Macciò.

Il vizio del gioco avrebbe scatenato la furia omicida

Gli esami dei movimenti bancari della coppia, insieme ai risultati dell’autopsia forniscono molte risposte e portano gli inquirenti a procedere all’arresto di Moramarco, venerdì 3 agosto.

Da quanto riscontrato, a partire dallo scorso marzo – quando è andato in pensione – Moramarco avrebbe effettuato diversi prelievi dai conti correnti di famiglia, arrivando a spendere 20mila euro per le slot machine in quattro mesi.

Roberta era al corrente del vizio ed aveva più volte cercato di farlo smettere. La moglie, stufa di quella che il capitano Giacomo Conte, alla guida dei carabinieri di Alba, ha definito come “una grave ludopatia non curata”, si era decisa a lasciarlo.

Gli inquirenti hanno trovato un biglietto in cui la donna supplicava il marito di non cercarla, avendo bisogno di un periodo di lontananza da chi stava distruggendo i risparmi di una vita della famiglia. Forse questo pezzo di carta potrebbe essere stato la goccia capace di far traboccare il vaso.

Infatti l’ex macellaio ha soffocato sua moglie in camera da letto per poi trascinare il corpo in salotto per simulare il malore durante un furto. Ma ha commesso troppi errori ed ingenuità che hanno portato i carabinieri ad arrestarlo, fino alla confessione: “Quel giorno ho perso la testa” ha dichiarato davanti al Gip.