Lo hanno trovato in possesso di migliaia di video a sfondo pedopornografico, precisamente 8.000. Un 40enne di Rapallo, nel genovese, è finito così nei guai. Il fermo dell'uomo è avvenuto su un'ordinanza emessa dal tribunale di Genova, la stessa eseguita dalla Polizia Postale. Una volta che i militari si sono recati nell'abitazione dell'uomo hanno passato al setaccio il suo pc, trovando gli scandalosi file.

Gli stessi mostravano migliaia di foto e video di bambini e bambine, alcuni di questi contenevano scene violente, addirittura di tortura e sevizie nei confronti di donne e minori. Secondo quanto si apprende dalla stampa locale e nazionale l'uomo era stato già condannato a 4 anni per tentata rapina e violenza sessuale, ed era tenuto sotto stretto controllo dagli inquirenti, poiché dichiarato appunto "soggetto a rischio". Pare, infatti, che quest'ultimo in passato abbia abusato di escort in maniera insistente, con una tattica studiata: abbordava le stesse su internet, tramite i social, dopodiché le portava sulle alture di Genova, dove le vittime venivano violentate e poi derubate.

Tutti i file al vaglio degli investigatori

Ora tutti i file sequestrati sono al vaglio della Polizia. Gli agenti inoltre non si aspettavano comunque di trovare così tanto materiale all'interno del computer. Grazie alla perquisizione in casa del soggetto, i militari hanno quindi potuto svelare qualcosa di inaspettato, ovvero gli 8.000 file che si celavano nel pc. Una storia veramente raccapricciante. Anche l'ordine con cui i file erano conservati nel computer ha colpito gli investigatori. Tutto il materiale era stato infatti catalogato in maniera ordinata in numerose cartelle, anche a seconda dell'età delle bambine, molte delle quali erano piccolissime.

Indagini per risalire ad eventuali fornitori o destinatari

Gli inquirenti ora vogliono vederci chiaro su tantissime cose. Una di queste è quella di riuscire a capire se tutto il materiale avesse, in qualche modo, dei fornitori e dei destinatari. Gli investigatori, grazie ad alcune indagini approfondite, come riporta TgCom24, sono riusciti a capire anche da dove l'uomo prendesse i video, e anche dove li caricava: usufruiva infatti del cosiddetto "web sommerso", o "deep web". Si tratta di una parte di internet che contiene pagine non indicizzate dai normali motori di ricerca. Il "dark web" non è altro che un sottoinsieme del "deep", una "zona franca" possiamo dire, dove si naviga praticamente in maniera del tutto anonima, e dove si possono fare affari illeciti. Gli investigatori difatti sospettano che dietro a questa storia ci sia un giro di pornografia infantile.