Il 12 novembre si è tenuta a Milano, presso la nona sezione penale del Tribunale, la seconda udienza del procedimento che vede imputato Elia Specolizzi, meglio noto come Drefgold, trapper in forte ascesa negli ultimi anni, nonché pupillo artistico di Sfera Ebbasta, che lo ha voluto con sé nella sua etichetta discografica ‘BHMG’ (Billion Headz Money Gang), fondata assieme al collaboratore di sempre, Charlie Charles.

Processo Drefgold, la sentenza è prevista per il 6 febbraio 2020

Il rapper è accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico derivati della cannabis. Lo scorso agosto erano infatti stati rinvenuti nella sua abitazione milanese circa cento grammi di marijuana e dodicimila euro in contanti.

Nel corso della seconda udienza l’autore di 'Kanaglia' ed il suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni, hanno ribadito con fermezza la versione che l’imputato aveva già fornito nel primo dibattimento, ammettendo la proprietà dello stupefacente, ma negando in toto l’attività di spaccio, così come quella di cessione dello stupefacente a titolo gratuito, che pur essendo meno grave della vendita, rappresenterebbe comunque un illecito dal punto di vista penale.

Intercettato dai microfoni di Fanpage subito dopo l’udienza che ha rinviato la decisione della Corte al 6 febbraio 2020, Vecchioni ha fornito un quadro generale della situazione, manifestando ottimismo sull’esito finale della vicenda e parlando a chiare lettere di una ‘virata rispetto all’architettura originaria dell’imputazione’, inizialmente focalizzata su un reato di spaccio classico, ed ora su quello di cessione a titolo gratuito.

'Assistiamo con un certo stupore ad una virata rispetto all'architettura originaria dell'imputazione'

"L’istruttoria ha certificato che Elia (L’avvocato si riferisce ovviamente a Drefgold, ndr) non è uno spacciatore, si limita a consumare stupefacenti. […] Va detto che questo processo è stato originariamente costruito come un processo per spaccio ‘tradizionale’, si ipotizzava infatti che la detenzione della sostanza fosse destinata ad una rivendita.

In realtà, sin dalle prime battute, è emerso come Elia non svolga alcuna attività di spaccio di stupefacenti, non è uno spacciatore, ha lecite e documentate fonti di reddito. Abbiamo però dovuto assistere, con un certo stupore, ad una sorta di virata rispetto a quella che era l’architettura originaria dell’imputazione, nel senso che la Procura ha ipotizzato che le cessioni poste in essere dallo Specolizzi non fossero a titolo oneroso, ma fossero a titolo gratuito, che comunque sarebbe un reato, ma diverso da quello che si ipotizzava in origine. Oggi abbiamo accertato che in realtà non si può parlare neanche di cessione a titolo gratuito, e che non sussista in realtà alcuna condotta penalmente rilevante".

Niccolò Vecchioni in passato ha difeso anche Emi Lo Zio

Non è la prima volta che l’avvocato Niccolò Vecchioni si trova a difendere in un processo penale un personaggio influente nel mondo del Rap. Nel 2013 infatti, un articolo – con annessa intervista – di Vice, dal titolo ‘Meglio un criminale in libertà che un rapper in prigione’ aveva raccontato l’unicità dell’allora giovanissimo avvocato milanese, ricordando al pubblico, già dalle prime righe, la comparsa di Vecchioni nello show ‘Club Privé’ – format di Mtv dedicato al racconto della vita dei Club Dogo – dato che all’epoca stava seguendo un procedimento in cui era imputato Emi Lo Zio, che del gruppo costituito da Gué Pequeno, Jake La Furia e Don Joe era all’epoca il più stretto collaboratore.