Si chiamava Rachele Giannobile e aveva 33 anni la donna morta all'ospedale Mazzini di Teramo dopo essere stata raggiunta da un colpo di arma da fuoco alla testa nella sua casa nella frazione di Campiglio di Campli. Sembrerebbe che si sia trattato di una tragica fatalità: dalla semiautomatica da poco acquistata, sarebbe partito un colpo, proprio mentre la stava pulendo. Ieri, dichiarata la morte cerebrale della giovane, i familiari hanno autorizzato la donazione degli organi.
La Procura di Teramo ha aperto un'inchiesta.
Teramo, la ricostruzione dell'accaduto
Da quanto finora emerso, il fatto è accaduto la sera di domenica 31 ottobre nella frazione di Campiglio dove Rachele, che non era sposata, viveva nella stessa casa dei genitori, separati da un piano. Quella sera, i genitori hanno provato a chiamarla molte volte al telefono senza ricevere risposte, hanno suonato alla porta e alla fine, in uno stato di preoccupazione crescente, sono entrati in casa. Sono stati proprio i familiari, dopo averla trovarla in una pozza di sangue, a dare l'allarme.
Sul posto è arrivata tempestivamente un'ambulanza e la donna è stata portata d'urgenza nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Mazzini di Teramo dove è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico che non ha potuto salvarle la vita.
Dalla struttura sanitaria è partita la segnalazione all'autorità giudiziaria e sono state avviate le indagini. Per tutta la serata di domenica i poliziotti hanno ascoltato i familiari della donna.
Teramo, cosa ha accertato finora l'inchiesta
L'inchiesta in corso ha escluso da subito l'ipotesi dell'omicidio per mancanza di segni di effrazione sulla porta di casa e per altri elementi certi, quali la prova dello Stub, mentre le due ipotesi prese in considerazione sono quella del gesto estremo o dell'incidente provocato da un colpo che sarebbe partito accidentalmente dall'arma. Dagli accertamenti disposti dal pm di turno Laura Colica, è emerso che a Rachele Giannobile il 2 agosto scorso era stata rilasciata una licenza di porto d'armi per uso sportivo.
Due giorni prima del tragico evento la donna, che lavorava come impiegata, ha acquistato in un'armeria una semiautomatica e 200 cartucce calibro 22, quindi ha fatto regolare comunicazione ai carabinieri della stazione di Campli. Ma i genitori erano all’oscuro di questo acquisto. Nell'abitazione la Squadra Mobile, che indaga su delega dell'autorità giudiziaria, ha trovato l'arma e il bossolo risultato compatibile con l'esplosione. Il medico legale Giuseppe Sciarra ha eseguito l’autopsia sul corpo di Rachele Giannobile.
Teramo, donati gli organi: cinque persone salve
Nella notte tra il 1° e il 2 novembre è stata dichiarata la morte cerebrale della donna. Poi, dopo il tempo di osservazione previsto dalla legge, è stata staccata l'assistenza meccanica.
I genitori hanno autorizzato l'espianto degli organi della figlia. All'Ospedale Mazzini di Teramo sono arrivate equipe mediche provenienti da vari luoghi d'Italia. Una dal Policlinico di Milano per i polmoni, una seconda da un ospedale di Roma per il fegato, un'altra da un ospedale di Padova per un rene e il pancreas, infine da una struttura sanitaria dell'Aquila per l'altro rene.
I genitori, hanno rispettato la volontà di donare gli organi espressa in passato dalla ragazza, come spiegato da Santa De Remigis, coordinatrice aziendale per donazioni e trapianti: "Hanno dato l’assenso al prelievo, seppur in un momento di grande dolore, onorando il desiderio della giovane". Il generoso atto dei genitori permetterà di salvare la vita a cinque persone gravemente malate, come sottolineato dal direttore generale della Asl, Maurizio Di Giosia.
In passato, Rachele Giannobile era stata coinvolta in un tragico incidente: con l’auto aveva investito una coppia e una delle due persone era morta. Una tragedia, a detta di chi la conosceva, che le aveva cambiato la vita e dalla quale non si era mai ripresa del tutto.