Incastrato da un’immagine apparsa su Google Maps: grazie a questa ripresa casuale gli investigatori della Dia e i pm della procura di Palermo sono riusciti a identificare e catturare il boss latitante Gioacchino Gammino, 61 anni, originario di Agrigento. L’esponente della Stidda è stato fermato lo scorso 17 dicembre in Spagna, dopo una latitanza lunga quasi vent’anni. Tutto è partito da una fotografia di Street View, la funzione dello strumento di Google che permette di ottenere viste panoramiche dei luoghi mediante una ripresa dalla strada: in uno di questi scatti gli inquirenti hanno pensato di riconoscere il boss, evaso nel 2002 da Rebibbia, dove stava scontando la pena dell’ergastolo.
Quindi hanno scoperto come il latitante si fosse rifugiato a Galapagar, paese di 25mila abitanti poco distante da Madrid, dove si era reinventato una nuova vita come proprietario di ristoranti.
Il boss latitante è casualmente apparso in un fotogramma di Street View
In tutti questi anni il boss, per sfuggire alla cattura, aveva tagliato tutti i ponti con il passato e con le radici italiane: come riporta Repubblica, al momento della cattura il ricercato si è mostrato sorpreso e ha rivelato che per non lasciare tracce aveva perfino smesso di comunicare con i familiari da una decina di anni. Tuttavia da tempo gli inquirenti cercavano notizie di Gammino in Spagna, Paese dove si era già rifugiato in passato: sorprendentemente una foto notata per caso su Google ha permesso di stringere il cerchio intorno al latitante.
Nell’immagine, scattata davanti al banco di un fruttivendolo, si vede un uomo mentre è intento a comprare delle provviste. Gli investigatori sono rimasti impressionanti dalla somiglianza dell'individuo ripreso casualmente con il ricercato, soprattutto per la presenza di una cicatrice sul lato sinistro del mento.
Le lunghe indagini per riuscire a scovare il boss che si era trasformato in ristoratore
A quel punto gli inquirenti hanno fatto una serie di accertamenti sui locali presenti nei dintorni del fruttivendolo. In particolare sono arrivati alla pagina Facebook di un ristorante dove, tra le foto presenti, c’era anche quella dello chef, identico al boss immortalato nella foto segnaletica del bollettino dei ricercati.
Tuttavia quel locale aveva chiuso i battenti nel 2014: a quel punto però è bastato esaminare anche gli altri esercizi commerciali della zona per individuare il nuovo ristorante aperto dal latitante. In questa trattoria il menù era illustrato con un’immagine che richiamava la locandina del film “Il Padrino” ed erano presenti molti riferimenti alla Sicilia e alla vita precedente del boss. Le indagini ora proseguono, anche dopo l’arresto, per capire se i locali gestiti dal 61enne possano aver fatto da copertura per delle attività criminali.
Il boss deve scontare l’ergastolo in Italia
Nei prossimi giorni il boss sarà estradato in Italia, dove deve scontare l’ergastolo per aver fatto parte del commando omicida che il 29 agosto del 1989, ai tempi della faida siciliana tra Cosa Nostra e la Stidda, uccise un ignaro passante a Campobello di Licata, dopo averlo scambiato per un mafioso.
Per sfuggire all’arresto Gammino era già scappato in Spagna nel 1998, ma era stato fermato a Barcellona. In precedenza l'uomo era stato al centro di alcune indagini di Giovanni Falcone, che lo riteneva in stretti rapporti con alcuni gruppi criminali lombardi, nell’ambito di un vasto traffico di sostanze stupefacenti. Una volta recluso a Rebibbia, il boss era riuscito a fuggire dal carcere il 26 giugno del 2002, mentre nell’istituto erano in corso le riprese di un film con Vittoria Belvedere, arrivando a confondersi tra i parenti di alcuni detenuti.