La battaglia di Stalingrado fu, prima di tutto, lo scontro più sanguinoso della storia: in tutto circa un milione e mezzo di morti contando le vittime militari e civili delle due parti.

Raggiunse questo triste primato perché divenne lo scontro decisivo nell'ambito del conflitto tra le due potenze continentali europee più grandi dell'epoca: la Germania di Hitler e l'Unione Sovietica di Stalin.

Le ragioni della battaglia

La battaglia, che iniziò ufficialmente il 28 agosto del 1942, avvenne al culmine dell'espansione tedesca in Russia, espansione che iniziò poco più di un anno prima, il 22 giugno 1941, con l'Operazione Barbarossa.

Hitler cercò di conquistare Stalingrado a tutti i costi soprattutto per il nome che la città portava, e non solo per l'importanza strategica che il centro industriale sul Volga (e alle porte dei pozzi petroliferi del Caucaso) comunque rivestiva (e, nell'inutile tentativo, non esitò a sacrificare completamente la 6° armata del generale von Paulus, armata che fu la punta di diamante, nel 1942, della Wehrmacht).

Stalin, consapevole anch'egli della rilevanza simbolica e strategica della città (se Stalingrado fosse caduta sarebbe caduto tutto il fronte meridionale sovietico e, quindi, l'intera Russia europea),

non la fece evacuare per indurre le proprie truppe a difenderla con maggiore accanimento.

E, in effetti, negli aspri e sanguinosi combattimenti corpo a corpo e casa per casa furono tantissimi gli episodi di eroismo dei soldati dell'Armata Rossa.

Qui ne cito tre fra i più leggendari: la difesa della "casa di Pavlov" e gli scontri per le fabbriche "Barricata Rossa" e "Ottobre Rosso".

Le sorti della battaglia volsero a favore dei sovietici quando questi ultimi, il 19 novembre 1942, accerchiarono , con una enorme manovra a tenaglia (l'Operazione Urano), le truppe tedesche concentrate in città.

Le truppe tedesche di von Paulus, stremate e decimate, si arresero poi il 2 febbraio del 1943.

Le conseguenze della battaglia

Scontato dire che l'esito della battaglia di Stalingrado e di tutti gli eventi bellici successivi sul fronte orientale a favore dei sovietici (i tedeschi, nel luglio del 1943, persero anche la battaglia di Kursk, il più grande scontro di mezzi corazzati della storia) determinarono

l'intero corso finale della Seconda Guerra Mondiale in Europa (basti pensare che gli anglo-americani, per essere sicuri che lo sbarco in Normandia non fallisse, presero tempo e lo effettuarono solo il 6 giugno del 1944, quando ormai la Wehrmacht era ridotta ai minimi termini: vi erano arruolati i ragazzini di quattordici anni).

Si può ben dire che gli anglo-americani fecero lo sbarco in Normandia più per arginare e ridurre la penetrazione sovietica nell'Europa occidentale che per sconfiggere i tedeschi.

Lo sbarco in Normandia e l'impiego delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki in Giappone (bombe atomiche che furono usate dagli americani anche come deterrente nei confronti dei sovietici) furono sostanzialmente anche atti precursori della Guerra Fredda, che si andava ormai delineando in maniera chiara.