Una magnificenza si disvela ai nostri occhi nel momento in cui si varca la soglia e, dopo aver attraversato il corridoio, con i pannelli che raccontano le varie tappe della sua produzione artistica, si entra nello scrigno di questa mostra allestita a Palazzo Reale. Perché l'allestimento, curato da Mario Bellini, per una mostra nata sotto l'Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica e prodotta e organizzata da Palazzo Reale e la casa editrice Electa, è del tutto particolare, fatta apposta per esaltare l'oro di una pittura realizzata tra la fine del duecento e gli inizi del trecento, con le molteplici coordinate che s'intrecciano in quell'epoca di forti mutazioni e in un artista che rielabora, in forma originalissima, le innumerevoli spinte al cambiamento dentro un cliché ancora bizantino.

Ecco, in un modesto paragone, come per gli affreschi di Assisi e degli Scrovegni, è l'azzurro che incanta e regna sovrano, qui è invece il prezioso oro. Lo sa benissimo colui che ha curato l'allestimento, tanto che ha immerso le pale giottesche in un ambiente marcato dai grigi e dai neri.

Così, proprio come in uno scrigno, risaltano ancor di più gli ori del 'Dio padre in trono'(1303-1305), del Polittico di Santa Reparata ( 1310), della Madonna col Bambino (1285-1290), del Polittico di Badia ( 1295-1300), del Polittico Stefaneschi ( 1315-1320), e del Polittico Baroncelli e del 'Padre Eterno'

La mostra è stata allestita a Palazzo Reale perché l'edificio ingloba parte del palazzo di Azzone Visconti in cui Giotto nell'ultima parte della sua vita ha realizzato due cicli di affreschi che sono andati persi .

La pittura di Giotto e la sua rivoluzione iconografica in mostra a Milano

E proprio la disposizione cronologica ci consente di entrare a pieno titolo nell'Italia di fine duecento, e nelle tendenze della pittura dell'epoca. Perché, come tutti sanno Giotto, dotato di un talento straordinario e figlio di un umilissimo Bondone, ha saputo compiere quella svolta che porterà la pittura verso la rappresentazione naturalistica facendola uscire dalle gabbie del clichè bizantino. Finalmente potremo vedere gli abiti del tempo e i volti da cui traspaiono i moti dell'animo.

Una pittura del cuore e dell'anima, ma anche un documento storico di importanza indiscutibile, con le storie religiose raccontate con una precisa fedeltà ai testi e immortalate nei volti di uomini e donne dell'epoca.

Ma l'oro, retaggio della cultura della corte di Bisanzio, rimane soprattutto nelle grandi pale d'altare, commissionate persino dal papa di allora, tanta era la fama di cui godeva Giotto.

Così, nel Polittico Stefaneschi, commissionato a Giotto dal Cardinale Jacopo Stefaneschi, per una somma cospicua, possiamo vedere il martirio di San Pietro e quello di San Paolo e nel terzo settore, la decollazione di San Paolo, con la folla degli astanti che piange lacrime di vero dolore, e Plautilla, su una montagnetta, che riceve il velo da San Paolo assurto al Cielo, quello stesso velo che la fanciulla aveva lanciato al Santo prima del Martirio, affinché coprendo gli occhi, potesse meglio sopportare la ferocia della decapitazione.

Lo splendore degli ori e con polittici dipinti su due lati consentì un impatto visivo più efficace e al popolo, perlopiù analfabeta, di conoscere meglio le storie del Vangelo e del Vecchio Testamento e penetrarvi in forma empatica. L'oro riluce in tutto il suo splendore e le immagini giottesche sono un film a colori che forse meglio delle parole raccontano il dolore e la gioia dei primi testimoni del Cristianesimo. 

La mostra rimarrà aperta sino al 10 gennaio 2016. Il prezzo del biglietto è di 12 euro intero e di 10 euro il ridotto, ed anche 18 euro quello cumulativo per vedere anche la mostra ' Mito e natura'.