Cento anni fa morì Umberto Boccioni (1882-1916) con Marinetti, Depero, Balla e Sant'Elia tra i protagonisti assoluti del futurismo storico. Puntualmente, in Italia, l'anniversario è ricordato con una grande mostra a Milano, "Genio e Memoria", Palazzo Reale, fino al 10 luglio 2016: operazione encomiabile che conferma il nuovo interesse per il Futurismo e i suoi profondi innovatori dell'Arte italiana, con influenze fondamentali sull'intera arte contemporanea e non solo.
Il Boccioni artista
Umberto Boccioni con le sue opere rivoluzionarie innestò il nuovo immaginario industriale nell'arte moderna: già il suo impressionismo giovanile cantava la velocità dei Treni in corsa che reinventano le statiche e noiose campagne (“Il treno che passa”). L'incontro con Marinetti e il nascente Futurismo fu quasi un destino storico. La rivoluzione dei manifesti artistici con gli stessi Balla e Depero si concretizzò con l'invenzione del cosiddetto Dinamismo de “La Città che Sale” o “Dinamismo di un ciclista”, “Materia”, “Forme uniche della continuità nello spazio” (tra le icone opere principali): il mondo, la vita, l'arte dopo la modernità diventano mobili, il divenire attraversa anche la dimensione estetica, non solo la storia o certa filosofia.
Tutt'oggi i manifesti e i saggi in libertà di Boccioni, si veda ad esempio una raffinatissima edizione ancora recente di SE - Pittura e Scultura futurista - (a cura di Zeno Birolli e con nota del celebre Mario De Micheli) dimostrano l'essenza del futurismo stesso: l'arte dell'era industriale o meglio tecnologica, la macchina per fare gli dei, parafrasando non a caso lo stesso Bergson, futuri nel caso di Boccioni e l'avanguardia di Marinetti.
Il Boccioni scienziato dell'immaginario
Non solo arte la rivoluzione arte+scienza, appunto del maestro storico del Futurismo: riletture contemporanee illuminano alcune delle intuizioni più profonde del Pittore e Scultore d'avanguardia. Il suo cosiddetto vitalismo, umanizzare le macchine o dare anima e cuore e sogno alle macchine, anticipano persino l'attuale Intelligenza Artificale; il dinamismo e lo stesso porre lo spettatore quasi dentro le opere, la realtà virtuale; più in generale Boccioni, focalizzando ulteriormente il movimento e la velocità, della luce stessa, captò ante litteram certa fisica contemporanea, la sua complessità, i suoi mondi possibili o multiversi, fino alla Teorie delle Stringhe e le sue N dimensioni.
“Il Bergsonismo” dello stesso Delouze, celebre filosofo postmoderno indica tale interpretazione attualissima della rivoluzione pittorica e linguistica stessa di Umberto Boccioni futurista e anche cubista. Quel cubismo che Boccioni, scomparso prematuramente, durante la prima guerra mondiale, tra le lacrime stesse di Marinetti al fronte, per una caduta a cavallo, probabilmente avrebbe evoluto in chiave meno strettamente estetica dei vari Picasso e con modulazioni futuriste socialmente ancora più perturbanti.