E siamo già al restauro per la pellicola, firmata Wim Wenders, "Nel corso del tempo" datata 1976. Il film, in bianco e nero, con Hans Zischler e Rudiger Vogler, è ritenuto una pietra miliare del genere road movie.
Wenders, con esso, chiude la cosiddetta "Trilogia della strada", iniziata con "Alice nella città" nel 1974, e continuata con "Falso movimento" nel 1975. Egli ne fu anche soggettista, sceneggiatore e produttore. Fu presentato al Festival di Cannes n°29 (1976), sotto l'egida dell'allora DDR, aggiudicandosi il premio FIPRESCI.
Ed è proprio la Germania post-bellica e della pre-unificazione, a fare da sfondo al viaggio dei due protagonisti: il proiezionista cinematografico Bruno Winter(R. Vogler) e lo psicolinguista infantile Robert Lander (Hans Zischler).
Il loro incontro risulterebbe veramente improbabile, se non fosse per un incidente rocambolesco che avviene proprio davanti il caravan di Bruno, posteggiato sulle rive del fiume Elba. Ne è coinvolto Robert. Egli, a bordo del suo maggiolino, dopo una folle corsa solitaria, arriva dritto nelle acque del fiume. Ospitato prontamente da Bruno e soprannominato Kamikaze, proprio a causa della dinamica dell'incidente, (mentre Bruno diventerà king of the road) i due diventano i protagonisti della storia.
Attraversando tutta la Germania est fino al confine con la Germania ovest, Bruno e Robert si ritroveranno amici, ma si separeranno alla fine del viaggio. A bordo della casa a 4 ruote di Bruno, e sulle bellissime note della colonna sonora degli Improved sound limited, il film narra la nascita di un'amicizia e di un viaggio che porta verso la conoscenza di se stessi. Fermati ad un posto di blocco americano, Bruno e Robert, comunicheranno veramente per la prima volta, e confideranno allo spettatore il malessere dell'uomo tedesco che vive tra la fine della seconda guerra mondiale e l'unificazione delle due germanie. Incisiva la frase che pronuncia Robert: "Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio"; frase purtroppo ancora molto attuale per le popolazioni europee liberate dal dominio nazi-fascista, e ancora di più per Wenders, che ha nutrito, durante gli anni della sua formazione una vera e propria venerazione per il Cinema hollywoodiano.
Ciò che traspare dalla visione del film, è proprio l'amore per il cinema, nella sua esemplare essenza e semplicità.
Grazie alla professione svolta nella finzione dal protagonista Bruno, Wenders esprime la sua concezione di cinema lungo. Gli unici luoghi in cui i due viaggiatori si fermano sono le sale cinematografiche in cui Bruno aggiusta i proiettori. In una di queste, i due si ritrovano a dover allestire per un pubblico di bambini impazienti, uno spettacolo delle ombre. I bambini ne sono conquistati. Lo spettacolo improvvisato riporta simbolicamente al significato originario del cinema che, altro non è che un gioco di luce ed ombre ma anche alla semplicità e sana ingenuità con cui il pubblico infantile si approccia allo spettacolo. I bambini, così come i primi fruitori degli spettacoli cinematografici, nutrono delle aspettative facilmente accontentabili, ben diverse da quelle esigenti del pubblico adulto e contemporaneo che va ormai stupito con effetti speciali.
Wenders, con "Nel corso del tempo", vuole perciò invitare il suo pubblico ad un "ritorno al principio" nel modo di avvicinarsi al godimento della "settima arte" e dei piaceri della vita, fatta di momenti condivisi e di amicizia. Invito che risulta ancora particolarmente attuale oggi, in piena era del "cinema delle multisale".
"Nel corso del tempo" è disponibile dal 25 agosto, in versione restaurata 4k, in tutti i cinema italiani che, ci auguriamo, lo inseriscano nella propria programmazione.