Da mezzo millennio si cerca tra le rovine della Valle dei Templi, nel sito di una delle più antiche e potenti città del Mediterraneo, nella sede di Persefone le tracce di un antico e prestigioso teatro. Ora sembra che con sole diecimila euro e con metodi e strumenti che gli archeologi posseggono già da decenni, come la prospezione geoelettrica (un'indagine non invasiva che utilizza la diversa capacità di conduzione elettrica del suolo e delle rocce), scandagliando un'area del Parco archeologico, di fronte la Chiesa di San Nicola, ancora inesplorata, si sia  riusciti a fare una mappatura completa del sottosuolo, evidenziando reperti che farebbero ben sperare.

C’è il rinvenimento, a ridosso di una conca, di un muro semicircolare con un gradone che vi gira perfettamente intorno, probabilmente di epoca ellenistico-romana

Almeno questa è la speranza del direttore del Parco archeologico di Agrigento Giuseppe Parello, che ribadisce: "«La conca c’è, il primo gradone della cavea gira perfettamente... tutto sembra iscritto in un ordine urbanistico perfetto».

Secondo la stessa università di Bari, partner dell'Ente Parco archeologico di Agrigento in questa impresa:  “Alla luce dei nuovi studi sulla topografia agrigentina, l’inserimento nella maglia urbana del probabile edificio nel suo intero sviluppo sembrerebbero, per forma e posizione, congeniali alle strutture di un teatro, parzialmente addossato al lieve dirupo e in parte costruito, prassi ben nota nell’ambito degli edifici per lo spettacolo sicelioti”.

Tutto è cominciato lo scorso luglio, innanzitutto con dei saggi del terreno che rientravano in una serie di ricerche nate per ristudiare l'intera area dell'agorà, ma ci si è resi presto conto che c'era, già in parte visibile, una strana struttura, mai segnalata prima. I primi saggi superficiali hanno, quindi, messo in luce quelle che sembrano essere le strutture di costruzione di un edificio semicircolare, affioranti subito al di sopra del banco roccioso. Sono emersi cioè quelli che potrebbero i reperti di un gradone semicircolare nell’arco più alto del monumento e scendendo per una pendenza di una ventina di metri altri saggi avrebbero messo in rilievo una parte delle strutture di quella che potrebbe essere l’orchestra, cioè la scena di un antico teatro.

Un complesso che avrebbe un diametro di ottanta metri, quindi assolutamente compatibile, anche per la pendenza, con l’ipotesi di un antico teatro capace di ospitare diverse centinaia di spettatori.

Le accurate ricerche che portano la firma di un’equipe formata dalle archeologhe agrigentine Maria Serena Rizzo, Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e dall’equipe del Politecnico di Bari (Scuola di Specializzazione e Dipartimento ICAR), costituita dai professori Luigi Maria Caliò, dell’Università di Catania, e Monica Livadiotti, neo-direttrice della Scuola. 

Un finanziamento di 6 milioni e mezzo 

La cifra messa a disposizione recentemente dal comitato interministeriale per la programmazione economica e dal ministero del Turismo a favore dell’Ente Parco di Agrigento e del Museo Archelogico Pietro Griffo, sarà complessivamente di 6 milioni 652 mila 862 euro (Cantieri della Cultura), con cui sarà possibile realizzare cantieri per rilanciare musei, templi e monumenti.

Dal prossimo 10 ottobre inizierà la campagna di scavi. Potrebbe trattarsi di una delle più grandi scoperte archeologiche degli ultimi cento anni, se le ipotesi finora avanzate troveranno serie conferme. Per Agrigento una nuova occasione per attrarre turisti e per portare in uno degli scenari più belli del mondo rappresentazioni classiche che faranno rivivere nella Valle dei templi le Supplici di Eschilo, l’Ifigenia in Aulide di Euripide e la Medea di Seneca, storie di speranza e tragedie che appassionarono gli antichi abitanti della “più bella città dei mortali” e torneranno ad emozionare i moderni.