L'isola è quella di Albarella posta fra mare Adriatico e Delta del Po polesano. Il coma profondo è incastonato a sorpresa nella storia del film. Da qui il titolo "L'Isola-coma profondo" come una sequenza logica, peraltro inversa rispetto al titolo del libro dal quale il film è stato tratto, "Coma profondo-l'isola", scritto da Stefano Viaro Targa. Il capovolgimento linguistico è quasi una sciarada d'intenti condivisa dal regista dell'opera Ferdinando De Laurentis per trovare un centro comune: il senso di isolamento pervasivo quando lo stato di coscienza declina, si spegne per far dilatare lo spazio di un limbo segreto nella sospensione del coma.
Un film il cui sapore è il contrasto e che sarà proiettato in prima nazionale con una parte del cast l'8 novembre alle ore 21 nella Sala Bisaglia del Cinecolonne di Rovigo.
Una trama di triplice angolazione
La storia è scandita in tre momenti, come ha spiegato il regista. La prima fase mostra il clima vacanziero, nella sciccosa isola polesana di Albarella, che coinvolge un gruppo di ragazzi, prototipo di gioventù del terzo millennio. In un secondo momento si determina l'evento dirompente: l'arrivo di una giovane russa bellissima che attira immediatamente l'attenzione della comitiva e della quale tutti i ragazzi si invaghiscono.
Lei, però, non sceglierà il più bello ma un ragazzo normale con il quale avverte una sintonia più profonda. Ha così inizio una love story scandita da una sorta di peregrinazione sentimentale che porta i due giovani a Bologna, Firenze, Verona e sulle colline senesi. L'idillio del tour viene, però, improvvisamente spezzato da un incidente stradale che segna il passaggio nell'ultima fase del film, drammatica e commovente. "Normalmente il senso di onnipotenza giovanile non fa pensare alla possibilità di un arresto - ha commentato Ferdinando De Laurentis - ed il film cerca di entrare in questo buio".
Incontri ravvicinati durante la lavorazione
Mentre durante l'estate 2017 il cast polesano si trovava in Toscana per le riprese, il musicista dello staff Guido Frezzato si è accorto della presenza di Sting che passava in auto per raggiungere la sua villa-agriturismo.
La star britannica ha voluto fermarsi e ha salutato l'equipe al lavoro, circostanza che è stata simpaticamente avvertita come una specie di "imprimatur" provvidenziale sul buon esito della pellicola. Gli attori ingaggiati sono stati una cinquantina ed hanno fra i 18 ed i 25 anni per rappresentare, come è stato spiegato, uno spaccato del mondo giovanile odierno. Fra i coprotagonisti si distinguono Beatrice Bano, Nicolò D'angelo, Marco Crepaldi, Giacomo Battaglia, Greta Zarano, Sofia Favero, Elisa Marini. Il direttore della fotografia è, invece, Giulio Pola. L'8 novembre, in occasione della prima proiezione al Cinecolonne, sarà presente l'attore Francesco De Laurentiis che arriverà appositamente da Napoli.
Un cognome prestigioso che è quello dei grandi produttori cinematografici partenopei e che per una sola "i" si distacca dal cognome del regista rodigino De Laurentis.
Il Polesine da far conoscere
L'obiettivo del film è diffondere la conoscenza delle bellezze paesaggistiche polesane riguardo alle quali nel film s'infiltra il senso del "sacro e profano". Dopo l'8 novembre il film sarà in distribuzione in altre sale del Veneto ed Emilia per approdare a Napoli. "Mi interessa lo sguardo esterno sulla terra fra Adige e Po - ha affermato De Laurentis - e per questa ragione ho raccolto i cinegiornali, 300 filmati sul Polesine che inquadrano una documentazione storica dal 1927 al 1983. Il titolo di questa mia produzione è Luce sul Polesine e sono convinto che il territorio debba ancora impegnare energie e risorse per aprirsi ulteriormente all'esterno".