Astor Piazzolla, genio rivoluzionario del tango argentino, le sue note hanno cambiato il modo di fare tango, creando il Nuevo Tango, genere innovativo in totale controtendenza con il tango classico eseguito e cantato dai grandi maestri come Carlos Gardel.

La sua capacità innovativa si è spesso scontrata con i puristi del tango, pagando a caro prezzo durante la sua carriera il desiderio di cambiare la tradizione, con l’appellativo di “assassino del tango”.

Considerato uno scellerato per aver distorto le tradizioni del tango argentino, ha dovuto attendere il suo successo in tarda carriera, ma è stato grande e indiscutibilmente valido per le sue commistioni di tango e jazz.

Astor Piazzolla, di origini italiane, è il talento, la tecnica, il riconoscimento alla sua musica arrivato tardi, ma di fama internazionale, è il passaggio al moderno, è la sperimentazione che diventa arte. Per questo, a 100 anni dalla sua nascita, la ricorrenza viene celebrata in tutto il mondo.

Chi era Astor Piazzolla

Astor Piazzolla si appassiona fin da ragazzino al tango, che sente nelle sue corde.

Trasferitosi tra il 1927 e il 1934 a New York con i propri genitori, studia musica dal 1930 e si perfeziona attraverso la pratica suonando il bandoneon, strumento molto simile ad una fisarmonica, fondamentale nelle orchestre di tango, cuore pulsante del ritmo.

Ha appena quattordici anni quando Carlos Gardel lo nota e lo invita a incidere alcuni pezzi che serviranno per le riprese del film dal titolo “El dia che me quieras”.

Terminati gli studi, al suo rientro nella capitale, nella città Porteña di Buenos Aires, inizia a collaborare con diverse orchestre sino al 1946, anno in cui fonda la sua personale orchestra e con la quale suonerà sino al 1950, anno in cui decide di dedicarsi totalmente alla composizione.

E’ in questo periodo che scrive “Rapsodia Porteña”, “Buenos Aires” e “Sinfonietta” che gli valgono diversi premi e menzioni della critica.

Il viaggio come sperimentazione

Ma è la vittoria di una borsa di studio a Parigi che lo porta oltre oceano a studiare la cultura popolare, dove rivoluziona la sua concezione armonica del tango. Al suo rientro in Argentina fonda due complessi, “El Octeto de Buenos Aires” e “La orquesta de cuerdas. E’ proprio con loro che si attirerà le critiche più feroci, che lo porteranno a venire boicottato dai mezzi di informazione, radio, tv e dalle case discografiche.

Costretto a ripartire, torna a New York, la città dei suoi esordi musicali, per lavorare come arrangiatore.

Ma il cuore pulsa solo per Buenos Aires dove il tango è vita, quotidianità, è il vissuto nelle milonghe ma anche della strada, della gente, e dove il tango non può essere solo da ballare, ma anche da ascoltare.

La rivoluzione nella composizione delle note

Qui sta la vera rivoluzione. Iniziano le tournee in Sud America, incide dischi e inizia a collaborare con il poeta Horacio Ferrer con il quale abbinerà il binomio tango e canzone insieme.

Nel 1969 iniziano i grandi successi come “Balada para un loco”, con la quale viene riconosciuta la sua genialità. Prima bistrattato dal suo paese, ora è la stessa “Municipalidad de la ciudad de Buenos Aires” a scritturarlo per eseguire concerti rappresentativi dell’anima della città in giro per il mondo durante gli anni ’70.

Adios Nonino” composto nel 1959 alla morte del padre durante una tournée nel Centro America e inciso nel 1969 gli vale uno dei suoi più grandi successi, indimenticabile.

Amato dal pubblico italiano, lavora con Mina, Bertolucci, negli anni ’80 con Milva, Tullio de Piscopo.

Anche il cinema non rimane indifferente al fascino del grande artista: sono diverse le colonne sonore realizzate per opere come “Enrico IV” di Bellocchio, “El esilio de Gardel” e “Sur” di Solanas.

Astor Piazzolla muore a Buenos Aires il 4 Luglio 1992, ma la sua musica resta. Restano le meravigliose note strumentali di “Libertango”, moderno trasversale, ripetuto e rivisitato dai più grandi musicisti.

Unico, irripetibile, grande maestro, a lui il merito dopo cento anni di essere ancora così attuale.