L’ennesimo attacco hacker ai danni di Facebook che ha riguardato 90 milioni di utenti, di cui 50 milioni sono stati direttamente interessati da un furto di dati personali, costringe a riconsiderare il rapporto che abbiamo con i social network e la nostra sicurezza. L'attacco non stupisce Christopher Wylie, colui che ha portato alla luce lo scandalo di Cambridge Analytica, secondo il quale cambiare la password potrebbe non essere sufficiente a proteggere i nostri dati.

L’attacco hacker

Secondo il professor Pierluigi Paganini, consulente dell’Enisa (Agenzia Europea per la sicurezza informatica), gli hacker avrebbero sfruttato una falla del sistema che ha consentito loro di rubare la stringa di caratteri necessari a identificare un utente specifico e di poter così entrare in possesso degli account degli sfortunati utenti. Dai vertici di Facebook, Guy Rosen ha riferito che la vulnerabilità del sistema che ha consentito il furto dei dati è già stata risolta ma non sarebbe ancora chiaro quale sia stato lo scopo dell’attacco: se utilizzare gli account per fini impropri o rubare delle informazioni.

Come proteggersi

Cambiare spesso la propria password è il metodo più immediato che bisognerebbe mettere in atto per proteggere il nostro account ma questo potrebbe non essere sufficiente e la tutela dall’intrusione degli hacker non è l’unico modo in cui le informazioni che ci riguardano possono esporci a rischi. Spesso, infatti, sono gli stessi utenti a condividere con la propria lista di amici informazioni sensibili senza tenere in giusta considerazione i pericoli del cosiddetto oversharing, che potremmo tradurre come “eccesso di condivisione”.

Cosa eliminare dal profilo per proteggere la propria privacy:

  • La data di nascita. Da sola è solo una data ma, insieme al nostro nome e indirizzo, potrebbe permettere di accedere a conti bancari e molti altri dati personali.
  • Il numero di telefono. Al momento del primo accesso con lo smartphone, Facebook propone ai suoi utenti di associare all’account il proprio numero di telefono da utilizzare come filtro di ricerca per inviare una richiesta di amicizia ai contatti della rubrica. Qualcuno accetta la proposta inavvertitamente e da quel momento il suo numero di telefono è a disposizione non solo di ammiratori segreti ma anche di qualunque malintenzionato.
  • Molti degli “amici”. Spesso accade a molti di accedere a Facebook per fare un po’ di “pulizia”, revocando l'iscrizione a pagine e gruppi per i quali non si nutre più interesse. Quando si passa alla lista delle amicizie, è facile rendersi conto di quante persone che conosciamo poco o non conosciamo affatto hanno accesso a tutto ciò che pubblichiamo. Con molti di questi non abbiamo alcun rapporto che vada oltre il “like”, reciproco o meno. Il professore di psicologia all’università di Oxford Robin Dunbar afferma che il numero di relazioni stabili che una persona può mantenere non supera le 150. Liberarsi di sconosciuti e semisconosciuti della lista di amicizie online farà forse perdere qualche like, ma terrà foto e informazioni al riparo da occhi indiscreti.
  • Foto di minori. L’associazione britannica contro l’abuso sui minori riferisce che tra il 2013 e il 2014 sono stati registrati più di 36.000 casi di delitti a sfondo sessuale contro i minori: un aumento significativo nell’ultimo decennio a causa dei social network. Controllare quando pubblichiamo foto e informazioni e che tipo di informazioni pubblichiamo è il primo passo per proteggere la vita dei minori. Se questo non bastasse, si potrebbe discutere del consenso alla condivisione delle fotografie dei bambini: “che tipo di informazioni su se stessi vorrebbero vedere i bambini di oggi nella rete del futuro”?
  • La geolocalizzazione. Accedendo dallo smartphone, abbiamo la possibilità di comunicare a chi ci legge la nostra posizione minuto per minuto. In questo modo, chiunque può sapere dove ci troviamo, persino qualcuno intenzionato a svaligiare il nostro appartamento mentre siamo in vacanza.