Oggi è l'8 marzo, la festa della donna, o meglio la Giornata internazionale della donna. Ogni anno, facciamo gli auguri alle donne e ci ripromettiamo di rispettarle di più e, soprattutto, di dire basta alla violenza e ai soprusi di cui, quotidianamente, sono vittime. Però, se percorriamo a ritroso quest'ultimo anno, fino all'8 marzo 2017, ci ritroviamo costretti a compilare una lunga lista di femminicidi (intesi come qualsiasi forma di violenza esercitata, in maniera sistematica, sulle donne attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico).

I dati del Coordinamento dei centri antiviolenza

Come ogni anno, in occasione della festa della donna, il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna rende noto i dati regionali relativi agli ultimi 12 mesi. Nel corso del 2017 si sono rivolte ai 14 centri attivi in tutta la Regione (uno in più rispetto al 2016, ossia l'UDI di Bologna) 3951 donne, di queste, quasi il 90%, 3543, ha subito violenza.

Se, per un attimo non si prende in considerazione l’UDI di Bologna e si analizzano solo i dati dei 13 centri attivi anche nel 2016 si registrano 3625 donne accolte: ben 192 in più rispetto all’anno precedente.

Anche le donne che hanno subito violenza sono aumentate: se nel 2016 erano 3200, nel 2017 sono state 3341 (quindi, il 4,4% in più).

Da gennaio a dicembre 2017, le donne che, per la prima volta, hanno raggiunto uno dei 14 centri antiviolenza attivi a livello regionale sono state 2852.

La Presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza della regione Emilia Romagna, Samuela Frigeri, fa notare che, anche se sempre più donne si rivolgono ai centri, questo in realtà non è sufficiente a proteggerle dalla violenza. Perché le loro voci vengano ascoltate, aggiunge, è necessario un’azione congiunta ed un importante lavoro di prevenzione. Per contrastare la violenza sulle donne, infatti, c'è ancora molto da fare; le scuole ad esempio, dovrebbero attivare corsi di educazione al genere e all’affettività, mentre i media dovrebbero impegnarsi a fornire delle narrazioni corrette del femminicidio.

Violenza sulle donne: i dati nazionali

Se dal 2007 al 2017 si è registrato un calo pari al 20% degli omicidi delle donne (sono passati da 150 a 121) si è assistito ad un amento, di ben 10 punti in percentuale, dell'incidenza delle vittime di genere femminile sul numero totale degli omicidi (si è passati, infatti, dal 24% del totale al 34%). Più dell'80% degli omicidi avviene tra le mura domestiche o comunque in contesti parentali e nel 46% dei casi l'omicida è il partner, mentre nel 38% dei casi è un famigliare.

A rivelarlo è un articolo di 'Poliziamoderna', la rivista ufficiale della Polizia di Stato, uscito proprio in occasione della Festa della donna.

L'approfondimento parte dall'analisi complessiva di tutti quei reati chiamati "spia" (come gli atti persecutori, i maltrattamenti in famiglia e la violenza sessuale).

L'incidenza delle vittime femminili, su questo fronte, si abbassa, nel quadriennio 2014-2017, dall'82,89% al 78,56%. E'interessante notare che, sempre più spesso, i presunti autori di questo tipo di violenza sono italiani (in 3 anni si è registrato un aumento di 3 punti percentuali).

Quando si parla di violenza sulle donne, spesso, si parla anche di stalking. La percentuale di incidenza di vittime negli ultimi 2 anni è pressoché invariata (intorno al 73,50%), mentre nel 2014 sfiorava il 77%. Nel 76% dei casi lo stalker è l'ex compagno. Più raramente è un parente o un amico (12% dei casi) o un collega di lavoro (3%).

In controtendenza è il dato relativo alle violenze sessuali. Nel biennio 2016/7 sono aumentate del 5%: si è passati, quindi dalle 4000 del 2015 alle 4.046 del 2016 fino alle 4.261 dell'2017.

Quasi il 21% delle vittime sono minorenni italiane, mentre le straniere minorenni rappresentano il 4,17%. Le vittime di violenza sessuale italiane e maggiorenni, infine, sono il 53% (le straniere il 22%). Più della metà delle violenze sessuali avviene in auto o in strada e, nel 60% dei casi italiani sono perpetrate da italiani.

Il dramma di Cisterna

Solo qualche giorno fa, lo scorso 28 febbraio, si è registrato l'ultimo, gravissimo, femminicidio. A Cisterna di Latina, Luigi Capasso, carabiniere, prima di togliersi la vita, ha ucciso a colpi d'arma da fuoco le figlie Alessia e Martina di 7 e 13 anni e ha ferito gravemente l'ex moglie Antonietta Gargiulo (ancora ricoverata al San Camillo di Roma). La donna aveva paura di quell'uomo violento e più volte aveva chiesto aiuto. Ma come succede troppe volte, i suoi timori sono stati sottovalutati e nessuno ha fermato l'assassino.