Alessandro Impagnatiello non avrebbe premeditato l'omicidio della compagna Giulia Tramontano, 29enne al settimo mese di gravidanza, ma avrebbe voluto - somministrandole del veleno - indurla all'aborto. Nella giornata di questo martedì 2 settembre, sono state rese note le motivazioni che hanno portato la Corte d'Assise d'Appello di Milano a confermare, lo scorso 25 giugno, l'ergastolo per Alessandro Impagnatiello,senza però riconoscere l'aggravante della premeditazione. Secondo i giudici che si sono pronunciati sul caso di cronaca nera non vi sarebbero prove che permettano di retrodatare il proposito dell'uomo, ex barman 32enne residente a Senago, alle porte di Milano.
Il figlio in arrivo considerato un problema
I giudici popolari, sotto la guida della presidente Ivana Caputo, e la giudice a latere Franca Anelli, ritengono che Alessandro Impagnatiello non avrebbe maturato la volontà di uccidere la compagna Giulia Tramontano - che da lì a due mesi avrebbe partorito il piccolo Thiago - prima delle ore 17 di sabato 27 maggio 2023. Stando a quanto ricostruito dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano, infatti, non vi sono prove che consentano di retrodatare il proposito omicida rispetto al giorno in cui l'ex barman ha accoltellato a morte la ragazza.
Nei mesi precedenti il femminicidio, Impagniatiello, aveva somministrato alla fidanzata un topicida. Tuttavia, secondo i giudici, quell’avvelenamento, definito "drastica soluzione", non avrebbe dovuto causare la morte di Giulia, ma un aborto spontaneo.
Il giovane barman, da quanto si apprende, considerava il figlio in arrivo - che non desiderava affatto - un problema. Una sorta di impedimento non solo per la sua vita privata, ma anche per la sua professione.
Alessandro Impagnatiello non avrebbe premeditato l'uccisione di Giulia Tramontano
Stando a quanto spiegato nelle 59 pagine riportanti le motivazioni della sentenza d'ergastolo, Impagnatiello, quel giorno di fine maggio di due anni fa, avrebbe lasciato improvvisamente il suo posto di lavoro, il bar del prestigioso Armani Hotel di Milano, per non dover incontrare e confrontarsi con la compagna Giulia e l'amante, una collega.
Come riportato anche da TgCom 24, l'idea di uccidere la giovane, nell'imputato, insorge in maniera implacabile quando comprende e realizza di non esser riuscito a dissuadere la sua fidanzata dall'incontrarsi proprio al bar, considerato un prezioso posto di lavoro, forse già andato perduto.
Sempre secondo la Corte d'Assise d'Appello sarebbe irrilevante conoscere quali azioni siano state compiute da Impagniatelllo in quelle due ore di attesa che lo separavano dal delitto. Per contestare la "premeditazione", hanno evidenziato i giudici vale solamente "ciò che albergava nell'animo del 32enne in quel lasso temporale".
Giulia Tramontano, si legge inoltre nella sentenza "non poteva sapere e, del resto, nessuno poteva metterla in guardia", in quanto "in quel momento la sua condanna a morte era ormai stata decretata".
La condanna all'ergastolo di Impagnietiello
Domenica 28 maggio 2023, Alessandro Impagnatiello, denunciò ai carabinieri la scomparsa della fidanzata convivente Giulia Tramontano.
I familiari della donna, tuttavia, non credettero mai all'ipotesi dell'allontanamento volontario e, presto, dalle indagini emerse che la ragazza aveva recentemente scoperto che il compagno non solo la tradiva ma conduceva una doppia vita. Nell'automobile del 32enne, poi, vennero rinvenute alcune tracce biologiche riconducibili alla stessa Tramontano e, pochi giorni dopo, nella notte tra il 31 maggio ed il primo giugno, l'uomo confessò di aver ucciso Giulia.
Il processo in primo grado contro il barman 32enne è iniziato il 18 giugno 2024 e si è concluso con la condanna definitiva all’ergastolo lo scorso 25 giugno, Nella sentenza, che aveva sollevato critiche e perplessità da parte dei familiari della ragazza e dell'opinione pubblica, i giudici non avevano contestato al giovane la premeditazione, ammettendo tuttavia le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza.