Già nel 2015, l’ISEE, il famoso documento reddituale che serve agli italiani per accedere a tutte le prestazioni assistenziali esistenti nel panorama normativo nostrano, subì una autentica rivoluzione. Se fino al 2014, gli italiani potevano autocertificare i propri averi patrimoniali, immobiliari e reddituali, dall’anno scorso, tutto diventò più difficile, perché maggiore documentazione era rchiesta.

In quest’ottica, il 2016 ha continuato l’inasprimento degli adempimenti necessari per ottenere il certificato. Vediamo in sintesi, con quali cambiamenti bisogna fare i conti quest’anno.

Perché richiedere l’ISEE

L’ISEE è lo strumento che di fatto misura la situazione economica di una famiglia. Infatti, in questo modello rientrano tutti i redditi percepiti dal dichiarante e dal suo nucleo familiare, tutti i loro possedimenti immobiliari, tutti i rapporti bancari e tutti gli autoveicoli posseduti. Per accedere alle prestazioni assistenziali agevolate, come possono essere le riduzioni dei ticket sanitari, la social card, le riduzioni per le utenze di luce, gas ed acqua, o per le agevolazioni universitarie e scolastiche dei propri figli, questo documento è assolutamente necessario.

L’ISEE si ottiene presentando la DSU, la dichiarazione sostitutiva unica, una specie di autocertificazione con la quale, il dichiarante si assume le responsabilità di quanto dichiarato. Se fino al 2014, la documentazione da esibire ai CAF per vedersi rilasciato il certificato ISEE era minima, già da gennaio 2015, bisognava presentare oltre che il CUD, il 730 o altro documento attestante i redditi percepiti dai soggetti interessati, anche i libretti degli autoveicoli e diversi documenti bancari. Infatti, per ottenere la certificazione, bisognava recarsi in Banca (o alle Poste) per ottenere il saldo al 31 dicembre e la giacenza media dei conti correnti, libretti di risparmio ed altri rapporti bancari.

Carte prepagate come i Conti Correnti

Più che la lotta all’evasione, l’inasprimento degli adempimenti necessari per avere la certificazione ISEE vanno nella direzione di evitare che vengano concesse agevolazioni a coloro che non ne hanno effettivamente bisogno. Negli ultimi anni, i costi di tenuta dei conti correnti, hanno di fatto dato slancio alla divulgazione di una serie di prodotti bancari alternativi a quelli. Stiamo parlando delle carte di credito prepagate che sono dotate di Iban. Il fatto che il codice per le transazioni bancarie sia concesso anche a carte di credito “revolving”, hanno reso popolarissime questi strumenti che permettono di fare tutte le operazioni tipiche di un conto corrente, senza gli oneri del conto corrente.

Ecco perché, dal 1° gennaio di quest’anno, tutti coloro che vogliono l’ISEE, devono recuperare il saldo al 31 dicembre 2015 e la giacenza media anche delle carte di credito intestate a tutti i componenti la propria famiglia. Dalle associazioni bancarie fanno sapere di essere pronti a dare queste informazioni come è avvenuto lo scorso anno per i conti ed i libretti.