La cifra di cui si parla fa sicuramente impressione, ma rappresenta la realtà e tra le righe evidenzia i motivi per cui il fisco sta cercando di cambiare aspetto e risultare meno rigido con i contribuenti. Si tratta di 50 miliardi, questo l’ammontare delle cartelle che al 31 dicembre 2015, Equitalia non era riuscita ad incassare. Nello stesso Decreto che cancella Equitalia, una norma mette in campo la “cartella scontata”, una operazione che per il fisco ha come obbiettivo l’incasso di una parte di queste cartelle.

Obbiettivo 4 miliardi

Come dicevamo, il valore delle cartelle pendenti in mano ad Equitalia è di 50 miliardi ed è alto anche il numero di questi atti perché il 75% delle cartelle è di importo inferiore a 5.000 euro. Naturalmente tutta questa montagna di euro non sono solo tributi, tasse e multe. Infatti le cartelle, per via del meccanismo delle sanzioni e degli interessi, lievitano in maniera imponente. Il Governo, con una stima al ribasso, conta di incassare 4 miliardi per il 2017. La marea di cartelle non pagate e soprattutto i bassi importi medi di queste, non consentono di ipotizzare incassi più alti.

Il testo del decreto non è ancora pronto, ma indiscrezioni molto accreditate dicono che l’unico balzello che non rientrerà in questa rottamazione sarà l’IVA che è una imposta comunitaria. Per gli altri, come IRPEF, bollo auto o contributi INPS, tanto per citarne alcune, verrà avviata la rottamazione delle cartelle. Resterebbero fuori le multe per infrazioni al codice della strada che non sono soldi richiesti dall'Agenzia delle Entrate.

Cancellati interessi e sanzioni

La rottamazione delle cartelle riguarderà cittadini ed imprese e prevede la cancellazione di interessi e sanzioni. Di fatto, ai debitori nei confronti del fisco, resterà solo la multa relativa all’infrazione, il tributo o la tassa, ma non avrà sanzioni e interessi.

Ci dovrebbe essere solo il 3% di aggio, cioè la maggiorazione per il servizio riscossione. Si ipotizza poi che il termine per aderire a questa rottamazione sarà di un anno, anche se c’è chi crede che bloccare il meccanismo della riscossione per 12 mesi sia un rischio. Lo sconto per gli indebitati sarebbe elevato, molte volte le cartelle si ridurranno della metà. Per esempio, su una cartella relativa ad un IRPEF non versata di 3.200 euro, solo le sanzioni sono il 90% delle mancate imposte versate. Si tratta già di aggiungere all'imposta non pagata altri 3.000 euro circa, arrivando a 6.200. Poi ci sarebbero da aggiungere gli interessi di mora, quelli di ritardata iscrizione al ruolo e gli oneri di riscossione, per altri 700 euro più o meno.

Il 3% di aggio, calcolato sugli iniziali 3.200 euro sarebbe l'unico surplus dovuto.

Dubbi e problemi della novità

L’operazione sconto o rottamazione arriva parallelamente alla chiusura di Equitalia. La macchina della riscossione passerà direttamente all’Agenzia delle Entrate. Probabilmente, verrà creata una branca, un ramo all’interno dell’Agenzia con compiti simili a quelli di Equitalia. La fase è delicata perché ci sarà da fare i conti con diverse problematiche. Il 20 ottobre prossimo scade la possibilità data ai contribuenti decaduti da precedenti piani di rateizzazione, di ricominciare a pagare il debito, di riattivare le rate. Adesso che interviene questo particolare sconto sui vecchi ruoli, cosa devono fare i contribuenti, aspettare o riattivare le rate?

Per i debitori che stanno già pagando le rate, magari da molti anni e che si trovano vicini alla chiusura della pendenza, potranno vedersi cancellare le rate restanti o parte di esse perché hanno pagato interessi e sanzioni oggi non dovuti? Le novità sono tante e tutte nell’ottica della piena collaborazione tra fisco e contribuenti. A novembre infatti partirà l’operazione SMS, cioè il Fisco, autorizzato dal cittadino, avviserà via email o SMS sul telefonino, l’approssimarsi di una rata in scadenza. Tutto questo per vedere di incassare il più possibile soldi che altrimenti rischierebbero di essere persi.